Scade a mezzanotte il termine per la presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisizione del gruppo Ilva e dell’acciaieria di Taranto, il terzo passaggio di proprietà di uno dei principali colossi siderurgici italiani.
Dopo l’acquisizione da parte della famiglia Riva nel 1995 e la successiva transizione agli indiani di ArcelorMittal nel 2017, oggi la gara torna a ripetersi, ma con uno scenario diverso.
L’interesse proviene in gran parte da gruppi non europei, con in testa il consorzio azero Baku Steel, che punta all’acquisto dell’intero gruppo, comprensivo degli impianti di Taranto, Novi Ligure e Cornigliano.
Gli azeri, peraltro, desiderano anche realizzare un’infrastruttura strategica a Taranto: una nave rigassificatrice che, alimentata dal gasdotto Tap, consentirebbe di ottenere energia a basso costo.
In competizione con loro ci sono anche Vulcan Green Steel, del gruppo Jindal, mentre il valore delle offerte dei canadesi di Stelco, degli ucraini di Metinvest e del fondo americano Bedrock sembra diminuire.
Un prezzo minimo di 1,8 miliardi di euro è stato fissato. I commissari straordinari hanno definito cinque requisiti fondamentali per chi acquisterà gli impianti: sviluppare la produzione, promuovere la decarbonizzazione, tutelare l’occupazione, sostenere le comunità locali e garantire la continuità operativa.
Non è escluso che il gruppo Marcegaglia, già attivo nel settore, presenti offerte per alcuni degli asset, come i siti per la produzione di tubi in Italia e all’estero.
Nelle scorse ore, sull’argomento è intervenuto anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, con un appello affinché le proposte seguano la strada della decarbonizzazione.