Sottopeso, fortemente disidratato e trascurato. Era un “child neglect” il bimbo di circa 3-4 settimane trovato morto nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista a Bari il 2 gennaio scorso.
Il piccolo, un maschietto, pesava 2 chili e 800 grammi ed era stato partorito a termine, forse non in ospedale, anche se quest’ultima è solo un’ipotesi.
Sono i nuovi particolari che emergono all’autopsia compiuta ieri sul neonato, che sarebbe morto orientativamente per ipotermia, anche se per stabilirlo con certezza serviranno i risultati degli esami istologici.
Se il piccolo non fosse stato così trascurato – a quanto viene riferito da fonti vicine alle indagini – si sarebbe potuto salvare, nonostante il mancato azionamento dell’allarme della culla collegato al telefono del parroco e il mancato funzionamento del riscaldamento della culla stessa.
Il piccolo ha anche delle piccole escoriazioni alle caviglie, assolutamente trascurabili e molto superficiali, forse provocate da parassiti cutanei. Resta ora da stabilire se il bimbo sia stato messo nella culla quando era ancora vivo oppure quando era già morto, anche se le prime valutazioni investigative propendono per la prima ipotesi. Infatti, la temperatura del cadavere era la stessa della stanza, particolare questo che fa ipotizzare agli inquirenti che il bimbo sia rimasto nella culla termica per molto tempo, fino alla morte.
Quindi, dalle prime indagini emerge chiaramente che il bimbo era sofferente già prima dell’abbandono e che se fosse stato abbandonato in un reparto di pediatria si sarebbe potuto salvare. Dal corpo del piccolo sono stati prelevati liquidi e tessuti per i necessari esami, compreso quello del Dna.
Dal punto di vista investigativo si sta indagando su donne che hanno partorito da dicembre in poi e sono in corso le analisi sui filmati ripresi dalle tre telecamere a circuito chiuso della zona in cui si trova la culla termica.
L’autopsia è stata compiuta ieri dal medico legale nominato dalla Procura, Biagio Solarino, alla presenza del medico legale dell’Università di Bari Francesco Introna, nominato consulente dal parroco don Antonio Ruccia. Quest’ultima è indagato (come atto dovuto) per cooperazione in omicidio colposo assieme all’elettricista che si è occupato della manutenzione della culla, Vincenzo Nanocchio.