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Economia, Eurozona fragile: il mercato del lavoro resiste ma la produzione è stagnante

L'Eurozona esce dal 2024 in uno stato di fragilità, con le aspettative di crescita migliorate ma ancora troppo deboli. Nonostante questo scenario, il mercato del lavoro, secondo quanto emerge dal bollettino economico della Bce, continua a mostrare una "notevole resilienza, con l'Italia e la Spagna" che hanno fatto registrare la riduzione più consistente nel tasso…

L’Eurozona esce dal 2024 in uno stato di fragilità, con le aspettative di crescita migliorate ma ancora troppo deboli.

Nonostante questo scenario, il mercato del lavoro, secondo quanto emerge dal bollettino economico della Bce, continua a mostrare una “notevole resilienza, con l’Italia e la Spagna” che hanno fatto registrare la riduzione più consistente nel tasso di disoccupazione.

A dicembre l’indice Pmi composito, che raccoglie una media ponderata delle attività manifatturiere e quelle del terziario, si è posizionato a 49,6 punti, ovvero su un valore inferiore alla soglia dei 50 punti che indica una crescita della produzione.

L’espansione del terziario, inoltre, è stata più che controbilanciata dalla netta contrazione della produzione manifatturiera. In particolare Germania, Francia e Italia, ovvero le tre maggiori economie dell’eurozona, hanno registrato riduzioni dell’attività economica nell’ultimo mese del 2024.

La Francia ha mostrato la performance più debole, seguita dalla Germania, mentre in Italia la contrazione è stata marginale. Spagna e Irlanda, invece, sono andate contro corrente e hanno messo a segno una crescita delle attività.

Margini di profitto più alti e salari reali più bassi, insieme a una media più bassa di ore pro-capite lavorate hanno permesso alle imprese nell’Eurozona di “assumere più lavoratori e di salvaguardare il proprio personale durante un periodo di debole crescita economica“, spiega la Bce nel consueto bollettino economico.

Una crescente partecipazione al lavoro, invece, ha aiutato ad evitare una “potenziale scarsità di manodopera”. Sull’economia europea pensa anche la scure dell’inflazione. In Germania a dicembre l’indice dei prezzi ha registrato un aumento oltre le attese a +2,6% su base annua.

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