Confesso: non conoscevo Tony Effe. Quindi, quando ho letto che vari esponenti di diversi partiti politici e della società civile avevano sollecitato il sindaco di Roma a escludere il cantante dal concerto del 31 dicembre al Circo Massimo, in quanto autore di testi sessisti, ho fatto una ricerca.
Sono rimasto stupito nel leggere alcune frasi in cui l’oggettivizzazione sessuale è resa talmente esplicita da lasciare basiti, per esempio quando invita un ragazzo a mettere il guinzaglio alla sua fidanzata «perché le serve una museruola» e poi la definisce volgarmente una prostituta. E se questo rappresenta il passato, in quanto componente della band rapper Dark Polo Gang; il presente da solista non sembra discostarsi molto.
Nel primo album Tony Effe ci racconta che comanda la sua partner con un joystick, che non gli piace quando parla troppo, che le tappa la bocca e poi fa sesso con lei. Nella seconda produzione ci ricorda di essere un «tipo violento» e che la sua compagna raggiunge l’orgasmo solo quando lui la picchia, ma da più parti si erge un grido di difesa per il rapper affermando che la musica non può essere censurata, tanto che per solidarietà alcuni suoi colleghi hanno disertato l’evento.
Non dimentichiamo, però, che le parole restano sospese nell’inconscio e si trasformano in convinzioni e comportamenti e non possiamo nemmeno ignorare che quest’anno sono state 100 le vittime di femminicidio e allora se proprio nessuno canterà, riempiamo il silenzio con i nomi di quelle donne che non ci sono più.
Bentornato,
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