Ha aperto il tavolo a gamba tesa: «Il nostro piano non prevede aiuti pubblici: tutti gli investimenti sono finanziati con risorse proprie», ha esordito così Jean Philippe Imparato, responsabile europeo di Stellantis poco prima delle 14.20 di ieri quando è stato aperto il tavolo al Mimit sulla vertenza. Imparato ha rassicurato: «Tutti gli stabilimenti italiani rimarranno attivi e già dal 2026 la capacità produttiva crescerà con i nuovi modelli». Due i miliardi di investimento.
La novità
La novità è che arriverà in Italia la piattaforma Stla Small è questa una delle notizie principali emerse durante il confronto. La nuova architettura produttiva sarà disponibile a partire dal 2028 a Pomigliano, con due nuovi modelli.
Intanto ieri, all’incontro, presieduto dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, erano presenti anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, la ministra del Lavoro, Marina Calderone, i sindacati metalmeccanici e i rappresentanti delle Regioni che ospitano gli stabilimenti italiani del gruppo. Per l’azienda oltre al responsabile Europa Jean-Philippe Imparato, c’era il capo delle risorse umane, Giuseppe Manca.
Il piano, la speranza per Melfi
Secondo il piano del gruppo Torino sarà il quartier generale della divisione “Veicoli Commerciali”, Melfi, in Basilicata, beneficerà del lancio di nuovi modelli: dal 2025 sarà prodotta la nuova Ds n. 8, la nuova Jeep Compass, la nuova Lancia Gamma e la nuova Ds7, tutte elettriche. Di questi, tre modelli – Jeep, Gamma e Ds7 – saranno anche ibridi, il che triplica la previsione dei volumi prodotti. A Pomigliano ci sarà, come si diceva, la nuova piattaforma Stla Small dal 2028, a Mirafiori sarà basata la produzione della 500 ibrida e della nuova generazione della 500 BeV elettrica. Modena, Atessa lavoreranno sull’Alta Gamma. Tira un sospiro di sollievo il governatore della Basilicata, Vito Bardi: «Melfi resterà un punto strategico». Ma la strada è ancora in salita.
La breccia in Ue
Il governo sulle automotive, un segnale lo dà, tenendo conto della complessa fase di transizione verso l’elettrico: «Abbiamo messo a disposizione del comparto e della filiera oltre un miliardo di euro nel 2025 per supportare le imprese nella transizione in corso con gli strumenti di politica industriale», ha affermato ieri il ministro delle imprese, Adolfo Urso. E ha aggiunto: «La transizione va governata senza traumi», a fine lavori aggiunge: «faremo anche un report periodico sullo stato di avanzamento degli impegni assunti oggi».
Ma la vera battaglia è altrove, fuori dall’Italia, in Europa e Urso conclude affermando che è stata aperta una breccia: «Abbiamo fatto capire quanto fosse folle questo percorso per la decarbonizzazione, che tutti vogliamo raggiungere nel 2035» e ha aggiunto: «Dall’1 gennaio 2025 scatta la tagliola delle penalità, che secondo l’Associazione costruttori europei già ammonterebbe a 17 miliardi di euro l’anno- ha sottolineato Urso – In Europa gli stabilimenti chiudono e le case automobilistiche licenziano perché ove producessero più macchine endotermiche pagherebbero più penalità».
L’obiettivo è cambiare il piano europeo. Il ministro è pronto, ha affermato che a breve avrà un appuntamento con gli alti commissari competenti. I soldi del governo invece saranno così ripartiti: 800 milioni per la riqualificazione della filiera e 1,1 miliardi tra contratti di sviluppo e accordi per l’innovazione.
La reazione dei sindacati
Tiepidi i sindacati, la Fiom Cgil annuncia che la mobilitazione continuerà: «Una previsione di crescita sarà ipotizzabile non prima del 2026», soddisfatta la Fim Cisl: «È la svolta». Positivo, ma prudente il segretario generale della Fismic Confsal, Roberto Di Maulo: «Bene l’aumento dello stanziamento di risorse per il 2025, e soprattutto quello verso la modifica dei tempi europei per la transizione e la richiesta di annullare le sanzioni 2025. Rimane inevasa da parte del Governo, invece, la nostra richiesta di modificare i limiti degli ammortizzatori sociali».