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Siccità, in Italia reti vecchie e guaste: le perdite superano il 60% dei consumi

Che l’acqua fosse il nuovo metallo prezioso è un dato acquisito. Un bene importante per la vita e cruciale per l’economia. Un bene che sta diventando sempre più scarso a causa della siccità e desertificazione del territorio, ma anche lo spreco dovuto agli acquedotti colabrodo: solo con le perdite annuali delle reti comunali di distribuzione…

Che l’acqua fosse il nuovo metallo prezioso è un dato acquisito. Un bene importante per la vita e cruciale per l’economia. Un bene che sta diventando sempre più scarso a causa della siccità e desertificazione del territorio, ma anche lo spreco dovuto agli acquedotti colabrodo: solo con le perdite annuali delle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile, si potrebbero soddisfare 43,4 milioni di persone, il 75% della popolazione italiana. Il paradosso è che nel giorno in cui si celebrava “l’oro blu” (22 marzo) l’Istat ricordava come il nostro Paese facesse esattamente il contrario.

Gli sperperi

Lo spreco di una risorsa sempre più preziosa è a livelli critici, con un crescendo dal 42,2 al 42,4% tra 2020 e 2022. In Italia ogni giorno si perdono 157 litri per abitante, eppure l’Italia è terza in Europa – dopo Svezia e Francia – per prelievo di acqua potabile per abitante. Ne usiamo tantissima e ne sprechiamo una quantità enorme: 3,4 miliardi di metri cubi. A questo va aggiunto che un terzo degli italiani non si fida dell’acqua di rubinetto: il 28,8% non la beve (erano il 40,1% nel 2002). Poca fiducia soprattutto in Sicilia (56,3%), Sardegna (45,3%), Calabria (41,4%) e Abruzzo (35,1%), mentre la quota di persone di 11 anni e più che consuma almeno mezzo litro di acqua minerale al giorno è delll’81,8% ed è sostanzialmente invariata rispetto al 2022.

Ci sono quattro regioni virtuose, due sono nel Mezzogiorno: Puglia e Basilicata, che si affiancano a Umbria e Toscana. Di contro, in termini di disponibilità naturale della risorsa idrica, è tuttavia la Puglia la regione che segna il minimo con 100 mm nel 2023 (quasi la metà del valore medio sul lungo periodo).

Le perdite

L’Istat fa sapere che nonostante negli ultimi anni «molti gestori del servizio idrico abbiano avviato iniziative per garantire una maggiore capacità di misurazione dei consumi e il contenimento delle perdite, la quantità di acqua dispersa in distribuzione continua a rappresentare un volume considerevole». Le perdite (in parte normali: non esistono sistemi a perdita zero, dice l’Istat) sono causate da fattori amministrativi, dovuti a errori di misura dei contatori, e allacci abusivi. Ma soprattutto da rotture nelle condotte e vetustà degli impianti. Qui c’è il tasto dolente: più ci si sposta a Sud, più il problema è grave. Nel 2022, i distretti idrografici con le perdite totali in distribuzione più ingenti sono la Sardegna (52,8%), la Sicilia (51,6%) e l’Appennino meridionale (50,4%). Il valore minimo relativo alle perdite viene raggiunto dal distretto del fiume Po (32,5%).

Le perdite sono in aumento in più della metà delle regioni e province autonome (13 su 21). E anche il 2023 conferma la drammatica statistica. In nove regioni le perdite idriche sono superiori al dato nazionale, con i valori più alti in Basilicata (65,5%), Abruzzo (62,5%), Molise (53,9%), Sardegna (52,8%) e Sicilia (51,6%) con Calabria (38,7% di famiglie) e Sicilia (29,5%) sono le regioni più esposte ai problemi di erogazione.

L’esperto

Giulio Boccaletti, esperto di sicurezza delle risorse naturali, ha messo in fila alcune delle cause che contribuiscono alle crisi idriche in Italia: la scarsità delle piogge è solo uno dei vari fattori, e il sistema di gestione dell’acqua dovrebbe invece garantire forniture costanti anche quando piove meno, grazie a un sistema efficiente di riserve e bacini idrici.

Questo in Italia avviene solo in parte, e servirebbero ingenti investimenti per mettere a posto un’infrastruttura vecchia e inadeguata, che deve adattarsi a un clima che porrà sempre più problemi di siccità.

La rete di distribuzione è vecchia, soggetta a frequenti rotture e perdite costanti: l’Italia nell’erogazione perde ogni giorno circa il 40 per cento dell’acqua, con una grande eterogeneità tra le regioni. Con una rete più malmessa sono la Basilicata, l’Abruzzo e il Molise, dove va perso circa il 60 per cento dell’acqua distribuita; quelle con una rete migliore sono la provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Valle d’Aosta, dove le perdite sono limitate al 25 per cento.

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