Roma ha accolto con entusiasmo la presentazione del libro Renzo Arbore Bontà Vostra, edito da Rai Libri. Durante l’evento, Renzo Arbore ha ripercorso la sua straordinaria carriera artistica, rivelando dettagli inediti e riflessioni personali. Il volume, curato da Gianni Garruccio, è definito dal protagonista come «la cronaca della mia carriera minuto per minuto, con episodi che persino io non ricordavo». Una raccolta di memorie che attraversa decenni di storia dello spettacolo italiano. Dagli studi di Giurisprudenza alla Federico II di Napoli al mondo dello spettacolo, il passaggio non è stato immediato. Arbore racconta di essere stato uno studente «mediocre, ma appassionato», diviso tra lo studio delle leggi e il suo ruolo di direttore del Circolo Napoletano del Jazz. «Mi laureai in sette anni, non in quattro, perché vivevo a cavallo tra le aule universitarie e la galleria Umberto, il Vomero, i locali notturni e gli amici musicisti».
L’anno decisivo
Un anno sabbatico concessogli dal padre, noto dentista foggiano, fu decisivo. «A fine anno ero scoraggiato, ma il destino mi portò agli Studi Rai di Napoli. Compilai una domanda per diventare Maestro Programmatore di Musica Leggera, venni assunto e da lì tutto iniziò». L’incontro con Gianni Boncompagni segnò l’inizio di un sodalizio artistico destinato a lasciare il segno, «Iniziammo a lavorare insieme e inventammo Bandiera Gialla, rivoluzionando la radiofonia italiana», ricorda Arbore. Una collaborazione che proseguì con Alto Gradimento, fino a intraprendere carriere parallele, mantenendo però un forte legame personale: «Gianni era un innovatore. Insieme abbiamo dato alla radio una nuova identità». Dopo il successo in radio, Arbore approdò alla televisione, portando il suo stile inconfondibile in programmi come Speciale per voi e L’altra domenica: «Ho lanciato leggende come Lucio Battisti e rinnovato la TV con 21 format, tra cui Indietro tutta e Quelli della notte». Alla base del suo lavoro, un approccio da «regista cinematografico» e la capacità di scoprire talenti. Tra i nomi che ha valorizzato, Marisa Laurito, Roberto Benigni, Nino Frassica e Milly Carlucci. «Per me, un vero artista deve saper improvvisare». Arbore è orgoglioso delle sue origini: «Mi sento radicalmente pugliese», afferma con fermezza, ricordando l’infanzia trascorsa a Foggia. «Sono cresciuto con il culto dei valori della mia terra, a contatto con persone di ogni estrazione sociale, dal barbiere all’artigiano. Questo mi ha forgiato, allontanandomi da ogni forma di snobismo».
I ricordi
Tra i ricordi culinari più cari, spiccano «il pane cotto con rucola e patate e il purè di fave, piatti semplici ma pieni di significato». È con orgoglio che annuncia un progetto per la sua città natale: «Casa Arbore, uno spazio espositivo che ospiterà le mie collezioni di modernariato».
Nonostante la notorietà, Arbore ha sempre protetto la sua privacy: «Ho avuto compagne straordinarie come Mariangela Melato e Mara Venier, ma ho vissuto le mie storie lontano dai riflettori». Confessa qualche rimpianto, come quello di non essersi creato una famiglia: «Mi sono distratto a causa della musica», dice, ma si consola con l’affetto di sua sorella e dei nipoti: «Non si può avere tutto dalla vita. Ho girato il mondo e vissuto migliaia di esperienze».
Niente rimpianti
Il passato, però, non si chiude con il rimpianto. Arbore guarda avanti, con progetti che lo vedono ancora al centro della scena. Dal 9 gennaio tornerà su Rai 2 con il programma Come ridevamo, dedicato ai grandi comici italiani, mentre il suo obiettivo personale è mettere ordine nelle sue collezioni e nei ricordi di una carriera senza pari.