I corpi di due cacciatori di Quartu Sant’Elena dispersi in una zona boschiva sono stati trovati nella tarda serata del 15 dicembre dai carabinieri nelle campagne di Santu Lianu. I due giovani, Giacomo Desogus e Mathias Steri, uno di 28, l’altro di 27 anni, non erano rincasati dopo una battuta di caccia e i familiari avevano dato l’allarme.
In base a una prima ricostruzione, uno dei due amici ha sparato accidentalmente alla nuca dell’altro e poi si è ucciso col fucile da caccia di proprietà della vittima, unico titolare di porto d’armi. I loro nomi si aggiungono a quelli dei 38 morti e feriti registrati dall’apertura della stagione della caccia, al 21 novembre 2024, secondo dati raccolti dall’Associazione vittime della caccia, e citati dal GriG, il Gruppo d’intervento giuridico, e da Lega per l’abolizione della caccia.
Nella stagione venatoria 2023-2024 ci sono stati 12 morti e 56 feriti. Il più alto numero di vittime si è registrato in Toscana (10), seguono Calabria (6), Sardegna, Campania e Veneto (4). Fra i non cacciatori le vittime sono state complessivamente 28, di cui 6 morti e 22 feriti (dei quali 7 minori).
Fra i cacciatori, le vittime sono state in tutto 40, di cui 6 morti e 34 feriti. «Governo e Parlamento – esortano le due associazioni ecologiste – dovrebbero riflettere seriamente su questi tragici dati, tuttavia non si vede all’orizzonte alcuna iniziativa di alcun genere, ma soltanto le consuete ottuse iniziative legislative per l’ampliamento della caccia in ogni direzione.
Quanti morti e feriti sono ancora necessari perché vi sia un sussulto di decenza? Quante altre tragedie?».