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Asvis, Puglia e Basilicata bocciate sull’Agenda 2030 per la sostenibilità

Lungo è il cammino per l’attuazione dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. E appaiono indietro sugli step da compiere molte regioni italiane. A dirlo è il quinto Rapporto sui Territori dell’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, presentato al Cnel qualche giorno fa. Attraverso l’elaborazione di circa 100 indicatori elementari e indici compositi, l’Asvis esamina la…

Lungo è il cammino per l’attuazione dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. E appaiono indietro sugli step da compiere molte regioni italiane. A dirlo è il quinto Rapporto sui Territori dell’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, presentato al Cnel qualche giorno fa. Attraverso l’elaborazione di circa 100 indicatori elementari e indici compositi, l’Asvis esamina la condizione dei territori italiani nel periodo 2010-2023, evidenziando progressi, criticità e divari territoriali. Che cosa si esamina? Povertà, acqua e sistemi idrici, qualità degli ecosistemi terrestri. Particolare attenzione è posta nel Rapporto alla gestione dei rischi naturali e antropici, come quelli derivanti dagli impianti industriali a rischio di incidente (per esempio i grandi complessi industriali).

In Puglia

In regione il 32,1% degli obiettivi è stato raggiunto o comunque è facilmente raggiungibile, ci sono progressi moderati, ma da qui al 2030 che è più vicino di quanto si creda arrivare al 100% sembra impresa alquanto ardua. Infatti la regione passa con un voto negativo. E’ stata bocciata per intenderci. Se poi si guarda la città capoluogo di regione, Bari è in leggera crescita, i risultati raggiunti per la sostenibilità sono al 50%.

In Basilicata

La performance è ancora più deludente, si arriva in tutta la regione al 28% dei risultati raggiunti. E sulla stessa percentuale si attesta anche il capoluogo. In questo territorio è la povertà ad avere un indice più alto, ma anche l’acqua e i sistemi idrici, nonostante sia tra i territori italiani che registrano un benessere naturale più alto, insomma qui ci sono ancora luoghi incontaminati.

Il divario tra nord e sud

Dai dati emerge un quadro complesso, in cui le disuguaglianze Nord-Sud rimangono marcate, sempre di più. In occasione della presentazione del report che da’ un quadro chiaro sull’Italia il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini ha affermato che occorre mettere a frutto le esperienze virtuose che emergono dai territori, che l’ASviS raccoglie e valorizza nel rapporto e usare adeguatamente le risorse a disposizione, a partire dai 75 miliardi di euro assegnati all’Italia dall’Accordo di Partenariato con l’Ue, di cui è stato finora impegnato solo il 12%. Questa incapacità di usare le risorse disponibili penalizza in particolare il Mezzogiorno, già gravato dalla rimodulazione del PNRR approvata nel 2023, che ha eliminato il vincolo di destinare almeno il 40% delle risorse alle Regioni del Sud e dalla riduzione del Fondo perequativo infrastrutturale (da 4,6 miliardi a circa 700 milioni di euro) prevista dalla legge di Bilancio 2024, contrariamente a quanto prevede la Costituzione.

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