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Bari, fatture false per evadere il fisco: un giro da 10 milioni. Coinvolte anche imprese eccellenti

Imprese che frodavano il fisco, finanzieri che si portavano a casa i beni controllati tra le merci in arrivo al porto di Bari. Due i filoni d’indagine che sono arrivati a conclusione nella giornata di ieri, entrambi aperti dalla Procura di Bari e condotti dai finanzieri del Comando provinciale. I provvedimenti Luigi Biagio D’Armento, Antonello…

Imprese che frodavano il fisco, finanzieri che si portavano a casa i beni controllati tra le merci in arrivo al porto di Bari. Due i filoni d’indagine che sono arrivati a conclusione nella giornata di ieri, entrambi aperti dalla Procura di Bari e condotti dai finanzieri del Comando provinciale.

I provvedimenti

Luigi Biagio D’Armento, Antonello Savino, Francesco Porcelli, Gaetano Finestrone sono fini ai domiciliari, Nicola Garofalo e Enrico Danese, sottoposti a divieto “temporaneo di esercitare determinate professioni, imprese o uffici direttivi”. In tutto 31 le persone indagate, tra le quali anche un direttore di filiale di Mps e il dipendente dell’ufficio postale di Piazza Umberto, nel centro di Bari. Per la pm Luisiana Di Vittorio, un’associazione a delinquere, dedita all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché all’attività di riciclaggio dei proventi illeciti, operante tra Bitonto e Bari.

Le “cartiere”

I finanzieri hanno accertato che attraverso imprese, vere e proprie scatole vuote, le cosiddette “cartiere”, emettevano fatture per operazioni inesistenti nei confronti di numerose società con effettiva consistenza aziendale, provvedendo poi al prelevamento e alla restituzione in contante alle società clienti, delle somme bonificate, trattenendo per il “servizio reso”, una percentuale pari al 22% dell’imponibile esposto in fattura, cioè l’Iva. A volte si presentavano presso le sedi dei clienti con denaro al seguito, ancor prima dell’emissione delle fatture e quindi del bonifico che avrebbero dovuto effettuare i destinatari delle false fatture. Tra i clienti imprese insospettabili, alcune anche molto note, aggiudicatarie di appalti pubblici, operanti nei più disparati settori, dall’edilizia al recupero di rifiuti solidi e plastica per il riciclaggio, dalle demolizioni al commercio di auto, dalla fabbricazione di olio d’oliva grezzo alle farmacie, fino agli studi legali. E ancora lotteria e scommesse, servizi per i sistemi di vigilanza, intrattenimento, installazione di impianti elettrici, fabbricazione di utensileria, pulizia, commercio di energia elettrica.

Il mercato

In pratica, avevano creato un vero e proprio mercato tramite il quale, dopo aver “venduto il denaro”, rientravano in possesso della liquidità attraverso i bonifici eseguiti dai clienti, comprensivi del 22% di IVA sulla somma consegnata. E per comunicare tra loro usavano parole in codice, come “pacco di sale” per indicare gli indirizzi di posta elettronica necessari all’apertura dei rapporti bancari su cui confluivano i bonifici e per ricevere la corrispondenza delle banche.

Gli indagati eccellenti

Oltre ai promotori e organizzatori del maxi raggiro, e ai fiancheggiatori, tra i destinatari delle false fatture ci sono nomi molto noti: tra gli altri, il rappresentante legale e l’amministratrice di fatto della “Recuperi Pugliesi dei F.lli Schino srl”, Michele Terrone e Anna Maria Schino. Per la Procura, “al fine di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto, avrebbero indicato nelle dichiarazioni dei redditi del 2021 e 2022, elementi passivi”, proprio grazie a 59 false fatture per un totale di 869mila euro. L’altra azienda indagata è la “Global Contract srl”, con rappresentante legale Andrea Celano e amministratore di fatto Arcangelo Mattia. In questo caso, le dichiarazioni dei redditi sarebbero quelle del 2019, 2020 e 2021 e il giro di fatture (54) ammonterebbe a 487mila euro.

L’altro filone

Nei confronti di 7 tra finanzieri e dipendenti dell’Agenzia delle dogane (Roberto Nupieri, Cataldo Manfredi, Giovanni Vessichelli, Giuseppe Elicio, Rocco Cantatore, Sonia Della Guardia e Daniele Giotta, tutti indagati), sono state disposte perquisizioni e sequestrati beni. Si sarebbero appropriati di beni (bici elettriche, pannelli solari, materiale elettrico e vestiti) durante i controlli al porto di Bari. Uno dei dipendenti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è indagato anche per induzione indebita a dare o promettere utilità, (tra le quali pranzi, cene in un noto lido e un viaggio a Dubai ) da parte di un imprenditore sottoposto a controlli doganali.

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