Eventi globali come il Giubileo 2025 e le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, ma anche difficoltà economiche e debiti crescenti, rappresentano una ghiotta occasione per le mafie. A rivelarlo è uno studio di Demoskopika, diffuso in anteprima dall’Ansa, che stima in 3,3 miliardi di euro il giro d’affari generato dalle infiltrazioni criminali nel settore turistico italiano.
Secondo il rapporto, la ‘ndrangheta domina con un fatturato illecito di 1,65 miliardi di euro, seguita dalla camorra (950 milioni), Cosa Nostra (400 milioni) e la criminalità organizzata pugliese e lucana (300 milioni).
L’indagine, basata su dati di Unioncamere, Dia, Banca d’Italia e altre fonti ufficiali, evidenzia che il 14,2% delle 48mila imprese turistiche italiane è a rischio default, diventando vulnerabile al “welfare criminale” offerto dai clan.
La morsa mafiosa si estende su tutto il territorio nazionale. Nel Mezzogiorno si concentra il 33,6% degli introiti illeciti (1,1 miliardi), mentre il Nord Ovest segue con 927 milioni, il Centro con 715 milioni e il Nord Est con 550 milioni. Tra le regioni più esposte: Lombardia (560 milioni), Campania (380 milioni) e Lazio (430 milioni), Puglia (200 milioni di euro), Sicilia (190 milioni di euro). E, ancora, Liguria (90 milioni di euro), Emilia Romagna (230 milioni di euro), Piemonte (260 milioni di euro) e, infine, Calabria (125 milioni di euro).
In Campania, in particolare, si registra il numero più alto di alberghi e ristoranti confiscati (67 strutture), pari al 21,8% del totale nazionale. A pesare anche le quasi duemila richieste di istruttorie antimafia legate al Pnrr e oltre 16mila segnalazioni di operazioni sospette nel 2023.
«Il turismo italiano è sotto attacco», avverte Raffaele Rio, presidente di Demoskopika. Oltre settemila imprese rischiano di cadere nelle mani delle mafie, che puntano a settori strategici come ospitalità e ristorazione. Indebitamento, prestanome e fragilità imprenditoriale creano il terreno ideale per la loro ascesa.