Una stella merita una sosta, due stelle una deviazione e tre un viaggio. È la definizione che si trova nella Bibbia dei gourmet, ovvero la guida Michelin. Ebbene è proprio così, secondo uno studio di ‘Taste Tourism’ i ristoranti stellati sono una vera manna per i territori e per quel turismo che arriva, anche in terre sconosciute, per assaggiare piatti prelibati. La formula magica funziona. Basta guardare i numeri: nel 2023 sono circa 2,4 milioni i clienti che hanno consumato nei ristoranti stellati italiani, di cui il 40,7% arriva dall’estero (specialmente Usa, Francia e Germania, poi Svizzera e Regno Unito, infine i Paesi Asiatici), che trascorrendo almeno una notte nella destinazione o nelle immediate vicinanze generano benefici indiretti sui settori dell’ospitalità, del commercio e dei servizi locali.
Storie tra Puglia e Basilicata
In Puglia ci sono dieci ristoranti Michelin, tutti con una stella. Raccontano nei loro piatti storie di tradizione ed innovazione, perché la cucina è una arte di alchimia e il trucco è proprio quello di mescolare bene i prodotti tipici con la genialità. I ristoranti stellati in Puglia sono 11, tra Bari e la sua provincia, Lecce e la Bat. Quello che più di altri in questi mesi è noto, è quello di Massimo Bottura (a Borgo Egnazia), scelto dalla premier per il G7 che ha conquistato i Grandi della Terra. Ma in realtà gli chef stellati hanno clienti che arrivano da ogni luogo, dentro e fuori dall’Italia. Ognuno di loro racconta una storia. Ognuno di loro ha una identità che è il frutto di esperienze e viaggi.
Il caso di Alba
Poi ci sono luoghi in Italia dove è lo chef a determinare un territorio, a farlo divenire noto nel mondo, è il caso di Alba, un paesino piemontese di 30mila anime, in provincia di Cuneo. Qui a fondare il suo ristorante è Enrico Crippa, 3 stelle Michelin e un menù che arriva a 640 euro, senza vini. Ma Alba finora era un luogo che nessuno conosceva, con il suo arrivo e il suo ristorante stellato è riuscito a creare turismo, nella piccola e splendida cittadina piemontese. Ora è tra i migliori 50 chef di Italia. Una cena in due qui, si arriva a pagare anche 1300 euro più i vini, si può andare oltre i duemila.
Il viaggio del ritorno
In Basilicata invece sono due i ristoranti che hanno ottenuto la stella Michelin, entrambi con una sola stella. Una a Matera, città della Basilicata che più di ogni altra può definirsi turistica. E qui che dopo anni fuori dalla sua regione Vitantonio Lombardo che da Savoia di Lucania un giorno ha preso una valigia ed è partito, per poi ritrovarsi a cercare la sua identità proprio in cucina. E così dopo un tour tra chef illustri come Vissani, Teverini, Barbaglini ha deciso di tornare. Ed è approdato a Matera dove ha creato il suo di ristorante. Perché? Perché più di ogni altro luogo in Basilicata, la città dei Sassi attira turisti più di ogni città del mondo. Diversa la filosofia del Don Alfonso 1890 a Lavello nel potentino, il marchio è quello della famiglia Iaccarino, la stella Michelin è l’unica della zona del Vulture, è quella rossa per la bontà e genuinità del cibo, ma l’aspirazione è ottenere quella verde per l’ecosostenibilità. Lavello è una meta turistica proprio per il ristorante, è di certo un borgo storico bellissimo di appena 13mila anime, ma piccolo e che fatica a fare grandi numeri per il turismo. Il ristorante stellato ci riesce. C’è chi arriva fin qui per degustare la cucina di Don alfonso. E per i lavellesi è una vera manna dal cielo, il 60 per cento degli assunti tra il resort e il ristorante sono giovani del territorio.