«In un paese serio, con una classe politica seria, chi ha proposto un progetto di stravolgimento costituzionale, che tentava di rompere il principio cardine dell’uguaglianza dei diritti civili e sociali a prescindere da dove si nasce o vive, oggi dovrebbe rassegnare le dimissioni e chiedere scusa agli italiani». Lo afferma la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, commentando le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale in riferimento al ricorso di quattro Regioni contro l’autonomia differenziata.
Bucci sottolinea che «un vasto fronte di giuristi, economisti, associazioni, sindacati» avesse affermato «quel che la Consulta ha messo nero su bianco. Non si stravolge l’assetto solidaristico del Paese scritto nella Carta Costituzionale a colpi di dpcm», dice la segretaria regionale della Cgil. «Così come affermavamo – prosegue -, è folle pensare di delegare materie che necessariamente richiamano una visione e strategie nazionali, e che anzi sempre più devono raccordarsi a un’azione europea se vogliamo affrontare i tanti nodi di una crisi industriale, energetica, sociale, e utilizzare le transizioni e le risorse dell’Europa per aumentare benessere collettivo, servizi, qualità del lavoro».
Ora, però, l’obiettivo del sindacato è quello di andare avanti con il referendum «per cancellare completamente la proposta di legge di autonomia differenziata» per la quale, evidenzia Bucci, «abbiamo raccolto oltre un milione e trecentomila firme nel Paese». L’auspicio è che «la Consulta consenta agli italiani di potersi esprimere in tal senso. Attestato che il progetto subdolo di secessione dei ricchi ne esce già ridimensionato, e questo suona come bocciatura inappellabile per il ministro e il suo Governo».
Il Movimento 5 stelle della Puglia: «Bocciatura senza appello dell’autonomia differenziata»
Per i consiglieri regionali pugliesi del Movimento 5 stelle – Marco Galante (capogruppo), Rosa Barone, Cristian Casili e Grazia Di Bari – «la sentenza della Corte costituzionale depositata oggi boccia senza appello l’autonomia differenziata come concepita dal governo, che rappresenta solo un tentativo di spaccare l’Italia e aumentare le disuguaglianze tra Nord e Sud».
Nella sentenza «viene chiarito che alle Regioni non possono essere trasferite materie – continuano i pentastellati -, ma solo specifiche funzioni amministrative e legislative e ci sono materie come tutela dell’ambiente, norme generali sull’istruzione, produzione, trasporto e distribuzione dell’energia in cui predominano le regolamentazioni dell’Unione Europea».
La Corte, proseguono i consiglieri regionali del Movimento 5 stelle, «specifica anche che su alcune materie deve decidere solo il Parlamento. Tutti aspetti – sottolineano – che avevamo più volte evidenziato, per spiegare il no a questa riforma scellerata, contro cui come M5s ci siamo battuti a tutti i livelli».
Ora «auspichiamo che il ministro Calderoli e tutti coloro che hanno sostenuto questa legge chiedano scusa e facciano un passo indietro. Non si può pensare di dividere l’Italia tra cittadini di serie A e cittadini di serie B», concludono i quattro consiglieri regionali.