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Siria, i ribelli arrivano a Damasco e occupano il palazzo presidenziale

Dopo aver occupato Aleppo, i ribelli jihadisti guidati da guidati da Hayat Tahrir al Sham hanno occupato il palazzo del presidente siriano Bashar al-Assad a Damasco. Il presidente ha promesso che verrà «usata la forza per sradicare il terrorismo. Il terrorismo comprende solo il linguaggio della forza ed è questo il linguaggio con cui lo…

Dopo aver occupato Aleppo, i ribelli jihadisti guidati da guidati da Hayat Tahrir al Sham hanno occupato il palazzo del presidente siriano Bashar al-Assad a Damasco. Il presidente ha promesso che verrà «usata la forza per sradicare il terrorismo. Il terrorismo comprende solo il linguaggio della forza ed è questo il linguaggio con cui lo spezzeremo e lo elimineremo, chiunque siano i suoi sostenitori e sponsor».

L’assedio

«La situazione è molto grave. Abbiamo bisogno dell’aiuto delle Nazioni Unite, degli Usa e di tutte le nazioni che possono darci una mano a fare in modo che le persone possano lasciare Aleppo». L’appello arriva da Anass Mohamed Alshami, membro del parlamento siriano, che da Aleppo ha testimoniato a LaPresse l’attuale situazione nella città presa d’assalto dai ribelli.

«In questo momento la situazione è veramente brutta. I miliziani dei tre gruppi ribelli hanno preso il controllo della città, a parte le zone dove ci sono le forze curde e dove ci sono stati altri combattimenti. Molte persone sono riuscite a scappare da Aleppo nei giorni scorsi, ma ora non è più possibile né uscire né entrare dalla città. Questo è un grosso problema», ha affermato Alshami.

I residenti di Aleppo non possono lasciare la città e si trovano sotto i bombardamenti, ha spiegato il parlamentare siriano, che ha subito in prima persona le conseguenze dei bombardamenti dopo che anche la sua abitazione è stata colpita. «I bombardamenti aerei continuano. È una situazione molto grave. Non sappiamo se i bombardamenti arrivano da aerei russi, probabilmente non sono russi. Sicuramente sono aerei del regime».

«La cosa più importante ora, ha sottolineato Alshami, è permettere alle persone di lasciare Aleppo: «Adesso stiamo aspettando l’aiuto dalle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti, da parte di tutte le nazioni che possono darci una mano. Soprattutto per riaprire i confini della città. Ripeto siamo in una situazione veramente brutta. Dobbiamo trovare un modo affinché le persone, le donne e i bambini possano lasciare Aleppo. Almeno che possano raggiungere Lattakia, Damasco o un altro posto sicuro. Abbiamo bisogno dell’aiuto delle Nazioni Unite per aiutare queste persone a lasciare la città», ha concluso Alshami.

Il bilancio

Sono già 300 le persone uccise nell’offensiva cominciata solo mercoledì scorso. Si tratta principalmente di ribelli, oltre a una trentina di civili, tra cui donne e bambini. L’Onu registra per ora circa 15mila civili sfollati, ma è un numero destinato a crescere col passare dei giorni. Ieri sono stati uccisi, tra gli altri, quattro studenti della città universitaria di Aleppo, bombardata con l’artiglieria dalle fazioni guidate dalla Turchia.

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