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Mafia e politica a Statte, in aula le prime ammissioni. A gennaio 2023 fu arrestato anche il sindaco

Ha ammesso le sue responsabilità sul traffico di droga, i danneggiamenti, le armi, il trasferimento di beni e l’incendio dell’auto della moglie di un carabiniere di Crispiano che indagava sulle attività del clan. Davide Sudoso, 50 anni, al centro dell’inchiesta “Domino” della guardia di finanza che ha portato allo smantellamento del Consiglio comunale di Statte…

Ha ammesso le sue responsabilità sul traffico di droga, i danneggiamenti, le armi, il trasferimento di beni e l’incendio dell’auto della moglie di un carabiniere di Crispiano che indagava sulle attività del clan. Davide Sudoso, 50 anni, al centro dell’inchiesta “Domino” della guardia di finanza che ha portato allo smantellamento del Consiglio comunale di Statte per infiltrazioni mafiose, ha reso dichiarazioni autoaccusatorie ieri durante l’udienza preliminare in aula bunker a Lecce, ma ha negato di far parte di un clan mafioso che aveva ingerenze nella vita amministrativa del paese. Nell’inchiesta sono finiti presunti scambi elettorali politico-mafioso. Tra gli arrestati ci fu anche il sindaco di Statte Franco Andrioli.

Le indagini

L’inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Lecce ritiene Sudoso, difeso dagli avvocati Andrea Silvestre e Stefano Prontera, a capo di un’organizzazione criminale con presunti legami politici e infiltrazioni nel tessuto economico e sociale di Statte. Il clan avrebbe influenzato le elezioni comunali del 2021, sostenendo la conferma di Andrioli per il secondo mandato, in cambio di benefici economici e materiali, come buoni carburante, gettoni per le giostre e appoggio per ditte vicine al clan nella gestione degli appalti.

Il processo

A rendere spontanee dichiarazioni anche Luigi Scialpi, cognato di un altro imputato, Giulio Modeo, figlio del boss conosciuto come “Il messicano”. L’uomo, difeso dagli avvocati Antonio Mancaniello e Lucia Lonigro, ha respinto le accuse di traffico di droga, estorsione e detenzione di armi, sostenendo che i riferimenti a un linguaggio in codice fossero riferite al suo lavoro di fruttivendolo. Scialpi ha anche negato il coinvolgimento di Modeo (difeso dagli avvocati Silvestre e Matteo Feccia) nell’organizzazione, affermando che i loro incontri fossero solo familiari. Per lui la difesa ha chiesto il rito abbreviato condizionato all’esame della presunta vittima di estorsione. Rito abbreviato per la maggior parte degli altri imputati. (nel collegio difensivo anche gli avvocati Salvatore e Andrea Maggio).

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