Il decreto fiscale ha ottenuto la fiducia al Senato con 100 voti a favore, 46 contrari e un astenuto.
Dopo la tensione tra i partiti di maggioranza – che resta ancora alta – e le mille polemiche su alcuni dei provvedimenti previsti, il dl Fisco supera il primo scoglio ed è atteso alla Camera per la lettura “sprint”.
È direttamente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a chiedere la fiducia all’Aula. Prima di lasciare Palazzo Madama, Giorgetti derubrica con un paragone calcistico quanto accaduto in commissione, con la maggioranza spaccata sul canone Rai e il governo, che aveva dato parere favorevole all’emendamento bocciato, sconfessato dal voto. «Queste cose sono sempre accadute – ha detto Giorgetti -. Non bisogna enfatizzare troppo. Bisogna, come si dice nel calcio, è che regga la difesa. C’è un buon portiere, teniamo le posizioni. Quindi tranquilli».
Ora i giochi si spostano alla Camera, dove la manovra è ancora in stand-by, proprio per dare precedenza al decreto fiscale. E sarà uno sprint su un testo blindato: emendamento entro le 12 di lunedì, per arrivare in Aule già il giorno dopo con una nuova fiducia.
Il calendario è serrato, in modo da avere l’ok definitivo entro la settimana. E passare poi alla legge di Bilancio.
Uscito dal Cdm per anticipare alcune coperture della manovra, con il rifinanziamento per le infrastrutture, l’ape sociale, 100 milioni per gli straordinari per le forze dell’ordine, il decreto fiscale intravede il traguardo dopo un cammino accidentato.
Non è passata la conferma del taglio da 90 a 70 euro del canone Rai, ma sono tante le modifiche arrivate in Senato. In extremis arriva anche un altro ritocco alla misura approvata ieri sul due per mille ai partiti: il meccanismo resta quello attuale (non sarà attribuito anche l’inoptato, come previsto da una riforma complessiva proposta dal governo ma poi uscita di scena dopo i dubbi del Quirinale) ma, la commissione Bilancio ha condizionato il parere finale positivo sul testo su cui il governo ha posto la fiducia, sì all’aumento della dotazione per il 2024 non di 3 milioni, come previsto dall’emendamento di Avs e Pd approvato ieri, ma di 4 milioni 690mila euro. Si passa da 25,1 milioni a quasi 30 milioni, per rendere effettive le scelte dei contribuenti che hanno deciso in dichiarazioni di attribuire a un partito il loro due per mille, mentre la dotazione prevista finora sarebbe stata incapiente.
La modifica più consistente è stata l’innesto del decreto legge, approvato il 12 novembre, che ha riaperto per un mese i termini del concordato preventivo biennale per le partite Iva, ed esteso la platea del bonus Natale da 100 euro anche ai genitori single. Dalle risorse del concordato dipenderà il destino del taglio dell’Irpef sul ceto medio. Sarà in manovra, come chiede Forza Italia? «Se otterremo le risorse, come speriamo riusciremo a mettere a terra qualcosa che è a cuore di tutta la maggioranza», ha ribadito il viceministro all’Economia Maurizio Leo, senza però prendere impegni sulla tempistica: «Vedremo se lo si potrà fare quest’anno oppure trasportare all’inizio del prossimo anno. Se riusciamo a trovare risorse adeguate aiuteremo quella fascia di contribuenti che va dai 35mila ai 50mila euro, se riusciamo a spingerci sino a 60 sarà un cosa ancora migliore».