Dopo settimane di scontri e tensioni, Israele e Libano hanno finalmente deciso di fermare le ostilità. Un accordo di cessate il fuoco è stato raggiunto, ieri intorno alle 16, offrendo un po’ di tregua a una regione che da troppo tempo è martoriata dalla violenza. Dopo la diffusione della notizia dell’avvio della tregua, sulla questione è intervenuto il capo di Hamas: «L’annuncio del cessate il fuoco in Libano è una vittoria e un successo importante per la resistenza e Hamas è pronto per un accordo per la fine delle ostilità nell’enclave palestinese e un’intesa seria per lo scambio di prigionieri».
Sulla questione prigionieri è poi intervenuto Katz, ministro della difesa israeliano dichiarando che: «Il rilascio degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza è ora l’obiettivo supremo del governo israeliano. I risultati della campagna nel nord esercitano ulteriore pressione su Hamas. Israele intende fare tutti gli sforzi necessari per creare le condizioni per un nuovo scambio di ostaggi e riportare tutti a casa. Per noi è l’obiettivo morale più importante».
Oltre a Hamas anche Iran e Yemen considerano quella del Libano una vittoria nei confronti di Israele. Abdul Salam, un portavoce degli Houthi yemeniti, plaude «alla grande fermezza di Hezbollah e del caro popolo libanese di fronte all’aggressione brutale di Israele. Il Libano è stato in grado di ottenere una nuova vittoria contro gli oppressori».
L’allerta
Mentre la fragile tregua cerca di rimanere in piedi, le autorità libanesi hanno distribuito in tutta la regione dei volantini per avvisare la popolazione civile dei grandi rischi derivanti dagli ordini lanciati da Israele e rimasti inesplosi.
«Non avvicinatevi, non toccateli, segnalate immediatamente – è l’allarme lanciato dalle autorità – Ordigni inesplosi sono rimasti sotto le macerie ed è molto pericoloso».
Dal Parlamento libanese arriva invece un messaggio di speranza: «Invitiamo tutti gli sfollati libanesi a fare ritorno ai loro villaggi – ha detto il presidente Nabih Berri – Tornate orgogliosi ai vostri villaggi, perché hanno sconfitto il nemico. Questo momento è un test per tutti i libanesi, di ogni confessione religiosa, affinché salvino il loro Paese e proteggano le istituzioni costituzionali. Voltiamo una pagina storica, che è stata una delle più pericolose per il Libano e ha minacciato il suo popolo e la sua storia. La guerra ha rivelato il vero volto del Libano: quello della solidarietà e dell’unità nazionale».
La sentenza
Intanto Israele fa sapere che ricorrerà in appello contro la decisione della Corte penale internazionale sui mandati d’arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. I due, lo scorso 21 novembre, sono stati accusati di crimini di guerra a Gaza.
«Il ricorso di Israele espone nel dettaglio quanto sia stata assurda l’emissione di mandati di arresto e quanto sia priva di qualsiasi base fattuale o legale – dice il governo ebraico – Se la Cpi respingesse il ricorso ciò non farebbe altro che sottolineare agli amici di Israele negli Stati Uniti e nel mondo quanto la Corte penale internazionale sia faziosa nei confronti di Israele».