Da un lato un’oasi felice, dove prosperano frutti e sogni di gloria. Dall’altro una terra arida, senza prospettive e ‘figlia di un dio minore’. Napoli e Bari, dal punto di vista calcistico, vivono sentimenti agli antipodi.
Se all’ombra del Vesuvio gli azzurri di Antonio Conte, grazie a una campagna acquisti da ‘Napoli Milionaria’, stanno riscattando l’anno da incubo post scudetto, nella città di San Nicola la stagione sportiva, iniziata con la solita politica low cost, deve ancora decollare. I tifosi biancorossi avvertono sempre di più il peso della gestione portata avanti dalla famiglia De Laurentiis, fondata esclusivamente sulla sostenibilità, convinti che la Filmauro guidi a ‘due velocità’ i «due poli calcistici del Sud» così come Aurelio definì nel 2018 Napoli e Bari.
«La questione è molto semplice: ci troviamo in un sistema economico calcistico in cui la Serie B non riesce a generare un livello di ricavi elevato, dunque senza gli introiti garantiti dalla Serie A» osserva Marco Bellinazzo, giornalista de Il Sole 24 Ore, esperto di calcio e business. «Normalmente i club di B sono in rosso strutturale: possono fare affidamento solo sui ricavi da stadio e sponsor, la voce diritti tv equivale a pochissimi milioni. Le contestazioni dei tifosi baresi? Sono analoghe a quelle dei ‘colleghi’ del Napoli, che ha vinto lo scudetto abbassando il monte ingaggi» evidenzia Bellinazzo, sostenendo come il «modello barese sia vicino a quello del club campano, ma con le dovute proporzioni». Il problema? «La ricerca costante dell’equilibrio, agganciato ai limiti di una categoria che non offre ricavi».
L’incognita multiproprietà
Secondo il giornalista «al di là delle dichiarazioni ufficiali, rappresenta un freno alla capacità di investimenti nel Bari». «Posto che il club biancorosso raggiunta la massima serie potrebbe valere, in termini di fatturato, una delle prime 10 squadre del calcio italiano, andare adesso in A significherebbe perdere un asset in cui la famiglia De Laurentiis ha investito» analizza Bellinazzo, convinto che il calcio italiano si trovi di fronte a un bivio.
«Il tema delle multiproprietà è stato smarcato dall’Uefa» ricorda il giornalista, in riferimento ai casi Manchester City-Girona e Manchester United-Nizza. «L’estate scorsa l’Uefa ha concesso deroghe affinché potessero militare nelle stesse competizioni, a patto che i club minori fossero affidati a un ‘blind trust’, come accadde in Italia per la Salernitana di Lotito, fissando al 1 luglio il termine per risolvere il conflitto.
«Questo – rimarca Bellinazzo – è un precedente molto rilevante che detta una linea chiara dell’Uefa. L’ordinamento italiano non è coerente con quello europeo e dovrà quindi adeguarsi. Il tema è capire fin dove ci si possa spingere, come ammettere eventualmente nello stesso campionato due club appartenenti alla medesima proprietà, attraverso una formulazione giuridica che, per me, dovrà essere concordata dall’Uefa, per non creare disparità. Penso che questo – conclude – sia uno dei tanti temi sul tavolo del futuro presidente della Figc».
