«Donne, in una situazione di pericolo il primo consiglio è quello di scappare; l’uomo che vuole far del male è più forte, sempre. Se invece siete bloccate conviene far credere all’aggressore che abbia la meglio su di voi; cercate poi di appoggiarvi ad un muro in modo tale da avere le spalle ferme e nessuno dietro e solo allora mettete in atto le tecniche che avete imparato con gli sport di autodifesa e quindi attaccate». A spiegare a chiare lettere al mondo femminile come sia meglio comportarsi di fronte ad un tentativo di violenza e sopraffazione è il barese Piero Capriati, 64 anni, pluridecorato maestro federale, campione italiano di kick boxing, lo sport da combattimento con origini antiche; una vita trascorsa calzando guantoni e interiorizzando una disciplina ferrea a prova delle arti marziali.
Lei, cintura nera “quinto dan” e istruttore anche di “key one”, oggi dopo aver lavorato per decenni in diverse palestre della città, è impegnato al Circolo Tennis di Bari come personal trainar; fa questo mestiere da 40 anni, da quando era un ragazzo fragile cresciuto senza un padre; ha inciso quel suo sentimento di vulnerabilità nella decisione di impegnarsi in questi sport?
«Si, ero un adolescente bullizzato e il “full contact”, a quei tempi, mi ha aiutato parecchio, ho acquisito una sicurezza fisica e psicologica ed è per questo che consiglio alle donne di praticare sport di autodifesa: aiutano a sentirsi più sicure, a gestire il panico ed evitano quel “congelamento del corpo” provocato dalla paura in quelle difficili situazioni. La forza sta nella scioltezza nei movimenti, quelli mirati, rapidi, gli unici capaci di fronteggiare alla meglio, se possibile, la cattiveria di uomo che vuol far del male».
C’è chi “sul campo” ha tratto giovamento da questi corsi, ha un ricordo?
«La mia ex moglie, campionessa italiana di “kick boxing”. Era in discoteca e si è difesa da un tentativo di aggressione. Ovviamente l’uomo in questione ha avuto la peggio».
Qual è lo sport più adatto per la difesa?
«La box ma tutte le arti marziali permettono di avere più autocontrollo e consapevolezza delle proprie capacità fisiche; si impara a muoversi con razionalità e a scappare più facilmente. Le donne si sentono meno impreparate e di certo non restano in una condizione di passività».
A dare numeri precisi sull’aumento delle iscrizioni “al femminile” ai vari sport da combattimento è l’istruttore barese Ivan D’ambrosio, 47 anni e da 32 attivo sul campo.
Lei è maestro di kick boxing cintura nera “terzo dan” ed è allievo di Ottavio Panunzio, un’icona a livello internazionale. Cosa dice in merito alla presenza di donne nelle palestre del capoluogo?
«Riscontro negli ultimi dieci anni un aumento del 50%. Prima i corsi erano frequentati solo da uomini, oggi accade anche che su 20 persone, 18 sono donne e questo spiega bene il quadro».
Vale a dire?
«C’è l’esigenza di proteggersi, di acquisire tecniche di controllo, disciplina. Questi sport, prima considerati violenti, sono stati rivalutati in tutta la loro efficacia. Sono utili non solo per migliorare la forma fisica ma per controllare i propri movimenti».
Un esempio?
«Allenano alla reattività in una sorta di memoria muscolare comportamentale ben precisa, controllata e che può aiutare in momenti di pericolo. In sintesi, non si danno calci o pugni a casaccio ma colpi ben precisi quando ci si deve difendere».
Lavora in strutture private, è un personal trainer: chi frequenta i suoi corsi?
«Ci sono persone di tutte le età, a partire dai bambini, maschi e femmine. Uomini e tante donne adulte ma anche ragazze, spesso spinte dalle proprie mamme, preoccupate per i continui casi di cronaca che si sentono, ogni giorno e in ogni dove. Ho conosciuto adolescenti che con il tempo mi hanno confidato di aver subito violenza dai propri fidanzati e vederle poi a fine corso con la “schiena dritta e a testa alta” mi ha riempito di gioia. Hanno ritrovato la forza, anche grazie a supporti psicologici. In questo tipo di attività sportive è anche importante organizzare lezioni insieme agli uomini, in una tecnica di confronto, così da intuire la loro forza reale ed essere più preparate».
Di fronte ai tanti reati di maltrattamenti, stalking o violenze sessuali all’ordine del giorno, sono sempre di più le donne che scelgono di agire e di allenarsi con lo sport, quello che potrebbe salvare la vita.