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Lecce, irreperibile dal giorno del blitz: Giulio Maria Gagliardi si consegna alla polizia

Dopo quattro giorni di irreperibilità, Giulio Maria Gagliardi, uno dei 35 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Lecce, Marcello Rizzo, nell’ambito di un’ampia operazione contro il narcotraffico, si è costituito nella serata di domenica. Il 26enne, accompagnato dalle sue avvocatesse Eridania Margheriti e Chiara Fanigliulo, si è presentato spontaneamente negli…

Dopo quattro giorni di irreperibilità, Giulio Maria Gagliardi, uno dei 35 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Lecce, Marcello Rizzo, nell’ambito di un’ampia operazione contro il narcotraffico, si è costituito nella serata di domenica. Il 26enne, accompagnato dalle sue avvocatesse Eridania Margheriti e Chiara Fanigliulo, si è presentato spontaneamente negli uffici della squadra mobile leccese poco prima della mezzanotte.

Il blitz

L’inchiesta, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, ha visto coinvolti 97 indagati e ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare per 35 di loro. L’operazione, scattata all’alba del 20 novembre scorso, ha svelato un sofisticato sistema di traffico di droga e riciclaggio internazionale, connesso alle organizzazioni criminali della Spagna, dell’Albania e della Calabria. L’indagine, durata oltre due anni, ha permesso di ricostruire un sistema strutturato in due gruppi distinti ma interdipendenti, dediti all’importazione di cocaina e hashish.

Attraverso viaggi via mare e terra, venivano movimentanti ingenti quantità di droga destinate al mercato salentino, rispondendo a una crescente domanda locale. Le due organizzazioni comunicavano tramite piattaforme criptate come Encrochat e Sky-Ecc, usando dispositivi modificati per evitare intercettazioni. L’impiego di microspie, pedinamenti e trojan da parte degli investigatori ha consentito di smascherare i legami tra i due gruppi e le reti criminali internazionali.

Il riciclaggio

Oltre al traffico di droga, il sistema criminale si basava su un ingegnoso meccanismo di riciclaggio. I proventi illeciti venivano investiti in cooperative fittizie, destinate a giustificare flussi di denaro attraverso l’assunzione di parenti e affiliati come falsi dipendenti. Attività commerciali di facciata, come pub e ristoranti, servivano da copertura, permettendo agli associati di mantenere un tenore di vita elevato.

Gli interrogatori

«Nei miei affari non ho mai, e mai l’avrei fatto, coinvolto mia moglie né tanto meno i miei genitori», precisa Antonio Marco Penza, tra i principali arrestati, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, parlando solo per scagionare la moglie. Anche il commercialista Baldari ha scelto di parlare solo per specificare di non aver mai avuto alcun intreccio con i Penza e di aver fatto solo il suo lavoro. Hanno fatto scena muta le altre 26 persone finite in carcere.

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