Pnrr è l’Eschaton dei piccoli Comuni e delle aree interne. Il Pnrr, la panacea di tutti i mali antichi dell’Italia minore, di quei piccoli Comuni e di quelle aree interne che aspettano da secoli la coesione sociale ed il riequilibri territoriale. Una delle piaghe più dolorose da sempre, ne parla Francesco De Sanctis nel suo viaggio elettorale alla fine del 1800, il dissesto idrogeologico, la montagna che frana a valle, lasciando dietro di se abbandono e desertificazione.
La chicca arriva come sempre dai palazzi romani, da quel Parlamento che a parole vuole fare qualcosa e nei fatti “uccide le aree interne. In occasione della Finanziaria 2024 la maggioranza parlamentare smentisce se stessa ed i provvedimenti votati l’anno prima. Scompare dai radar del Pnrr la voce “dissesto idrogeologico”. A chi giova tutto questo? D’ora in poi ogni regione, provincia, comune dovrà agire motu proprio e “partire” autonomamente con risorse da reperire, ovviamente nell’interesse del Paese e non soltanto del proprio assetto territoriale. Risorse da reperire dove e come? Altra piaga dolente riguarda le fonti energetiche rinnovabili ed il loro reale sviluppo. Per i palazzi romani si aggira il fantasma dell’influencer, figura prevista nel Pnrr in modo generico e indefinito, cosi come si sollecita di istruire la figura del “responsabile” tecnico dell’impianto fotovoltaico ed etilico con le necessarie caratteristiche idonee per la definizione di responsabilità delle figura in questione. Non emerge una vera e strategica governance, intesa come pianificazione energetica nazionale capace di assicurare un “cambio di paradigma” con particolare attenzione al tema della mobilita sostenibile, sollecitato dal mondo produttivo e ambientalista.
Lacunosa per non dire assente e deludente la mancanza di norme e misure di sostenibilità atte a ridurre gli sprechi di acqua sia come riferimento alle reti idriche (42% di perdite a livello nazionale), sia come consumo procapite (superiore quasi del doppio della media eu). Un disastro totale sulla pelle dei giovani (quei pochi rimasti) che continuano senza tregua ad andare via segnando di fatto il “fallimento tecnico” delle aree interne, sopratutto del Mezzogiorno d’Italia. Un fallimento decretato da tutti gli indicatori nazionali ed europei. Non è un caso che nella parte bassa di ogni classica trovato Province, città e comuni del Mezzogiorno. La crisi idrica è l’emblema di una parte dell’Italia che fatica, anzi annaspa sempre di più nel mare magno dell’insignificanza e dell’indistinto con il “placet” di classi dirigenti mediocri, inadeguate e fuori contesto. Appunto siamo all’eschaton, all’atto conclusivo di un cammino sbagliato e fuori dalla storia.
Duecento miliardi di risorse pubbliche che non hanno modificato di un millimetro il tracciato che porta le aree interne al salto nel vuoto. Sanità territoriale, mobilità sociale, scuola, saperi, innovazione, solo parole vuote che non vengono più ascoltate da orecchie stanche, ginocchia piegate che non hanno più la forza di rialzarsi e milioni di elettori che scappano dalle urne e dal voto. Eschaton la conclusione della torsione sociale del nostro Mezzogiorno nel Mediterraneo. Nel mio piccolo Comune, Rocchetta Sant’Antonio per l’anno scolastico 2025/2026 solo due bambini per formare la prima elementare…Eschaton.
Bentornato,
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