(Adnkronos) – La legge riconosce al lavoratore dipendente la possibilità di dimettersi senza doverne dare alcuna giustificazione al datore di lavoro. Le regole che deve rispettare chi vuole lasciare il lavoro, infatti, sono solamente due: utilizzare l’apposita procedura telematica disponibile sul portale ClicLavoro del ministero del Lavoro e comunicare la propria intenzione al datore di lavoro con un congruo preavviso.
È il contratto collettivo di riferimento a indicare il preavviso di dimissioni, la cui durata varia a seconda della qualifica e del tempo trascorso in azienda. Più è importante il proprio ruolo, dunque, e più sarà lungo il preavviso, e viceversa.
Come ricorda Money.it, commette un grave errore il lavoratore che si dimette in tronco, senza dunque osservare alcun periodo di preavviso. Difatti, questo dovrà pagare al datore di lavoro un indennizzo per il danno causato, il cui importo è pari a quanto avrebbe percepito di stipendio qualora il preavviso fosse stato lavorato.
Ad esempio, un dipendente che dovrebbe dare un preavviso di 30 giorni si troverebbe con circa uno stipendio in meno – che il datore di lavoro potrà trattenere dalle competenze di fine rapporto – qualora decidesse di lasciare immediatamente il lavoro.
Ci sono però dei casi in cui tale sanzione non si applica in quanto è consentito dimettersi senza alcun preavviso. È così, ad esempio, per le dimissioni rassegnate durante il periodo di prova, oppure qualora sussista la giusta causa.
Prima di concludere è bene ricordare che l’obbligo di preavviso vale anche per il datore di lavoro in caso di licenziamento. In tal caso sarebbe il dipendente a giovare del mancato preavviso, visto che avrebbe comunque diritto alla retribuzione per il periodo non lavorato.