Si è aperta nella mestizia della scomparsa improvvisa di Alessandro D’Angelo, a cui tanto sarebbe piaciuto il tema, la conferenza stampa di “Taste of peace Jerusalem”. Alle pendici di Castel del Monte, simbolo universale di tolleranza e integrazione, cuochi israeliani e palestinesi uniscono le forze per un appello alla pace. Insieme, prepareranno piatti che raccontano le loro culture, dimostrando che la cucina può essere un ponte tra popoli. Testimoni d’eccezione, celebri chef del Sud Italia.
Un luogo simbolo
«Accogliamo questa delegazione con grande piacere nella nostra Terra e in un luogo simbolo come il maniero di Federico – sottolinea la sindaca di Andria, Giovanna Bruno. Nel regno dello Svevo convivevano, in delicato ma stabile equilibrio, ebrei, cristiani e arabi, e oggi si dovrebbe forse guardare a quel modello con sempre più urgente solerzia e interesse. Il sovrano amava infatti confrontarsi con diverse scuole di pensiero, instaurando dialoghi fecondi con pensatori ebrei e musulmani e la sua modernità consisteva proprio nell’apertura mentale alle integrazioni etniche, sociali, culturali e religiose dell’epoca».
La cena di beneficenza
Un gesto di pace servito a tavola: la cena di beneficenza di questa sera, organizzata da cuochi israeliani e palestinesi, è un chiaro segnale che il cibo può unire e non dividere. Il ricavato sarà destinato a cause umanitarie, dimostrando che i fornelli possono essere un’arma potente contro l’odio. Mercoledì prossimo, la delegazione sarà ricevuta in udienza da Papa Francesco, a cui verrà donato il camice dei cuochi: un simbolo universale di fratellanza e condivisione. «È una giornata triste perché l’Amministrazione è stata colta dal lutto – ha detto Cesare Troia, assessore alle Radici del Comune di Andria – Continuiamo a perseguire due delle linee fondamentali, pace e legalità. L’unica arma che può far dialogare i popoli è la diplomazia e proprio da Andria parte un messaggio di dialogo con la cucina. Al centro del momento c’è evidentemente un’azione di valorizzazione del Castel del Monte».