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Clochard “usato come bersaglio umano” a Bari, il vescovo: «Perdonaci fratello Singh»

«Perdonami se solo ora la mia penna riesce a indirizzarti queste parole che forse riterrai inutili, perché tardive, ma alla luce di quanto emerso dalle indagini sul tuo assassinio, non potevo non scrivere». Comincia così una lettera idealmente indirizzata dall'arcivescovo della Diocesi di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano, a Singh Nardev, senzatetto 38enne ucciso a Bari…

«Perdonami se solo ora la mia penna riesce a indirizzarti queste parole che forse riterrai inutili, perché tardive, ma alla luce di quanto emerso dalle indagini sul tuo assassinio, non potevo non scrivere». Comincia così una lettera idealmente indirizzata dall’arcivescovo della Diocesi di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano, a Singh Nardev, senzatetto 38enne ucciso a Bari il 31 maggio scorso.

A sparare, stando a quanto emerso dalle indagini, sarebbero stati tre ragazzi – uno poco più che maggiorenne, gli altri due minorenni – finiti in carcere venerdì scorso. I giovani, secondo gli inquirenti, avrebbero sparato per “provare” una pistola a salve modificata comprata qualche tempo prima utilizzando il 38enne «come bersaglio umano».

L’arcivescovo di Bari, a qualche ora dall’arresto dei tre giovani, ha voluto indirizzare una lettera a Singh Nardev: «Mi sei caro in quanto fratello, e carissimo perché il sogno di vita che ha animato e sostenuto il tuo peregrinare, sino in Italia, a Ceglie, è stato banalmente violato, distrutto per sempre», scrive monsignor Satriano. «La terra che ti ha generato, l’India, con i suoi colori e i profumi delle spezie di oriente, non ti vedrà più fare ritorno», aggiunge.

La Giornata mondiale dei poveri: «Sembra non abbiano storia né futuro»

«Perdonami, caro Singh, e perdona il silenzio assordante con cui abbiamo coperto le condizioni disumane di vita non solo tue, ma di tanti fratelli e sorelle presenti nelle nostre opulente realtà, spesso sorde al grido di aiuto che sale dal cuore dei poveri – si legge ancora nella missiva -. Sì, i poveri, tutti i poveri, senza distinzione di nazionalità o di colore della pelle. Sembra che i poveri non abbiano né storia, né futuro, ma soprattutto che non abbiano diritto di cittadinanza nella società del benessere».

Proprio oggi, 17 novembre, ricorre la Giornata mondiale dei Poveri, fortemente voluta da papa Francesco. E nonostante i ripetuti appelli del pontefice, sottolinea Satriano, «i nostri tessuti sociali sono ancora inclini a emarginare e scartare, creando quei vuoti esistenziali, privi di valori, nei quali facciamo crescere i nostri figli. Figli che, da nostri, si trasformano in “mostri”, perché ci siamo dimenticati anche di loro».

«La “banalità” con cui il male è entrato nella tua vita»

Ancora rivolgendosi al clochard, l’arcivescovo di Bari-Bitonto evidenzia che «è doloroso registrare la “banalità” con cui il male è entrato nella tua vita, uccidendola. Ma è altrettanto triste prendere coscienza che tale “banalità del male” è generata dalle nostre scelte miopi e dall’indifferenza con cui spesso conduciamo le nostre esistenze. Così trasmettiamo l’idea che persone come te, e tanti altri nelle tue condizioni, siate vite senza valore, che contano poco, se non addirittura niente».

La promessa

Monsignor Satriano chiede ancora «perdono» a Singh Nardev: «Chissà quanti pensieri nel tuo cuore, mentre quella pallottola partiva da una pistola che, nelle mani di due adolescenti, sembrava essere solo un giocattolo. Avrai pensato ai tuoi cari e all’assurdità di quanto stava accadendo», afferma e, concludendo, promette «che non ci arrenderemo con docilità alla tirannia dell’indifferenza. Non dimenticheremo te e il tuo assurdo sacrificio, ci impegneremo ad accorgerci di chi oggi vive nelle tue stesse condizioni, ci impegneremo a occuparci dei ragazzi che non hanno saputo riconoscere in te un uomo come loro, ci impegneremo con tutte le nostre forze a vivere a occhi aperti. Tu, se puoi, perdonaci e, dall’alto, per favore, aiutaci a essere tutti più umani».

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