«Ho fiducia nel verdetto della Consulta, in fondo il ricorso è stato voluto da cinque presidenti di Regione». Dà una risposta secca Luciano Canfora, filologo classico, grecista. Il suo parere è lapidario, sulle ultime notizie riguardanti la legge Calderoli, sulla quale la Corte costituzionale ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità dell’intera norma sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie, ma ha invece giudicato illegittime specifiche disposizioni del testo legislativo. In particolare, la Corte ha richiamato il principio di sussidiarietà affermando che la devoluzione si deve limitare a specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, in relazione alla singola regione. Tutto questo è solo un anticipo sulle motivazioni, in attesa dei particolari della sentenza che sarà depositata a breve. E aprirà il dibattito.
Professore che cosa pensa di questa legge, rimandata indietro praticamente. Si aspettava il verdetto?
«Bah la risposta può essere brevissima o lunghissima, credo sia una legge assurda. In fondo penso pure che questo Parlamento non rispecchi la volontà popolare. Mi riferisco alla legge elettorale. Chi governa, se non ricordo male, ha avuto circa 14 milioni di voti, tutti gli altri 15 milioni. Se Letta, l’allora segretario del Pd, non avesse rotto con i Cinque Stelle si sarebbe avuto un altro risultato elettorale. La sua fu una mossa suicida. Per questo ripeto che chi governa non corrisponde alla volontà popolare. Ora si piange. Ci si lamenta. Ma il punto vero, ciò che andrebbe cambiato è proprio la legge elettorale, che reputo assurda».
A suo parere l’equilibrio tra dimensione unitaria e riconoscimento delle autonomie fin dove è possibile e dove si rompe?
«Guardi dirò qualcosa di molto impopolare, ma sono convinto che già aver creato le Regioni sia stato un errore. Sono diventate macchine per far quattrini. Non è un caso che nella Costituente e, andrebbe ricordato, c’erano forti personalità come Francesco Nitti, Benedetto Croce, Concetto Marchesi e Palmiro Togliatti, che erano tutti uniti nell’opposizione all’ordinamento regionale, anche se venivano da posizioni politiche diverse. In fondo l’unità d’Italia direi che è recentissima, poi le ultime modifiche al Titolo V della Costituzione hanno fatto il resto».
E ora?
«E ora non è facile trovare delle soluzioni e assistiamo a questo lamento continuo che porta a poco. Il problema è all’origine».
Qualche giorno fa sono usciti alcuni dati sulla dichiarazione dei redditi degli italiani, ebbene c’è sempre più sommerso al Sud e chi paga le tasse pare concentrarsi più al Nord. Questo modo d’essere del meridione, questo concetto di farla franca, potrebbe essere anche dovuto ad una politica assistenzialista che ha sempre dominato nel Sud?
«Il malaffare è ovunque, mi creda e comunque l’idea diffusa di attribuire colpe ai governanti del sud per me è una idea astratta, generica, è una opinione. Un fatto va dimostrato. Non mi pare che questo sia avvenuto. C’è bisogno di prove che dimostrino che sia così».