La Corte costituzionale ha ravvisato alcuni profili di incostituzionalità nella legge sull’autonomia differenziata.
La Consulta – nell’esaminare i ricorsi contro l’autonomia differenziata presentati dalle Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, e le difese del Presidente del Consiglio dei ministri e gli atti di intervento ad opponendum delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto – ha ritenuto «non fondata» la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie, considerando però «illegittime» alcune disposizioni del testo.
In particolare viene ritenuta incostituzionale la previsione che sia un decreto del presidente del Consiglio dei ministri a determinare l’aggiornamento dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Incostituzionale anche «la possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito».
La distribuzione delle funzioni legislativa e amministrative tra Stato e Regioni, inoltre, per la Consulta «non» deve «corrispondere all’esigenza di un riparto di poteri tra i diversi segmenti del sistema politico» ma deve avvenire «in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione». È, dunque, «il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni». L’Autonomia, prosegue la Consulta, «deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini».
Spetterà quindi al Parlamento, stabilisce la Consulta, «colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate».
Emiliano: «Abbiamo difeso l’unità della Repubblica. È una nitida vittoria»
Esulta il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. «Abbiamo difeso l’unità della Repubblica e l’uguaglianza delle Regioni e dei cittadini italiani. La legge Calderoli, così come concepita dal Governo, è stata completamente destrutturata dalla Corte costituzionale e tecnicamente non esiste più essendo sostanzialmente inapplicabile».
Si tratta «di una nitida vittoria delle Regioni che hanno proposto il ricorso» per il governatore pugliese che evidenzia come «le poche norme rimaste della Legge Calderoli» siano state interpretate dalla Corte «nel senso voluto dalle Regioni ricorrenti».
La Puglia è stata la prima Regione a ricorrere alla Corte Costituzionale contro la Legge Calderoli.
Pd Puglia: «Da stasera la legge sull’autonomia non esiste»
«La decisione della Corte costituzionale salvaguardia la storia dell’unità nazionale», afferma il segretario regionale del Pd Puglia, Domenico De Santis, sottolineando che «in questi mesi abbiamo contestato la riforma Calderoni nelle piazze attraverso centinaia di iniziative e manifestazioni pubbliche, in Puglia oltre 100mila cittadini hanno firmato contro questa riforma che vuole dividere il paese in 20 staterelli».
I giudici, aggiunge, «ritengono che la distribuzione delle funzioni legislative e amministrative debba avvenire in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione. Riconosce che i Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni) non possano essere decisi da un Dpcm. Stasera la legge Calderoli smette di esistere, la Costituzione prevale sulla propaganda e sulle logiche di parte. L’Italia rimarrà unita. Sventato scambio Meloni-Salvini», conclude De Santis.