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Emergenza abitativa, in Puglia è boom di sfratti per morosità: quasi 2.500 quelli eseguiti nel 2023

Se da un lato in tutta la Puglia aumentano gli appartamenti convertiti in case vacanza e Bed&Breakfast, non si arresta il fenomeno dell’emergenza abitativa. Sempre più persone sono in difficoltà e faticano ad assicurare a se stessi e alle proprie famiglie un tetto sopra la testa. Una vera e propria emergenza che trova conferma nei…

Se da un lato in tutta la Puglia aumentano gli appartamenti convertiti in case vacanza e Bed&Breakfast, non si arresta il fenomeno dell’emergenza abitativa. Sempre più persone sono in difficoltà e faticano ad assicurare a se stessi e alle proprie famiglie un tetto sopra la testa. Una vera e propria emergenza che trova conferma nei dati recentemente resi noti dal Ministero dell’Interno. Nel 2023 sono stati emessi 39 mila provvedimenti di sfratto, di cui il 46,7% nelle città capoluogo. Si tratta prevalentemente di sfratti per morosità, 31 mila sfratti, pari al 78,0% del totale, a cui si aggiungono 2 mila sfratti per necessità del locatore e oltre 6 mila sfratti per finita locazione, che consentono ai proprietari di riottenere la disponibilità degli immobili, sempre più spesso destinati ad affitti brevi turistici, nettamente più redditizi delle locazioni residenziali.

I numeri in Puglia

Nel corso del 2023 in Puglia sono stati eseguiti 2.346 sfratti, la maggior parte dei quali per morosità (1.909) e per finita locazione (437). Altre 4.229 sono invece le richieste di sfratto presentate all’ufficiale giudiziario ma rimaste inevase per diversi motivi. Leggermente migliore la situazione in Basilicata, dove gli sfratti eseguiti lo scorso anno ammontano a 122, anche in questo caso la maggior parte per morosità. Scendendo nel dettaglio delle province pugliesi, quella più colpita dai provvedimenti di sfratto è Bari, con 903 provvedimenti eseguiti, segue la Bat con 512, Foggia (327), Taranto (246), Lecce (233) e in coda Brindisi (125).

Le riconversioni

Ma il dato più preoccupante, che permette di inquadrare meglio il fenomeno è quello sulla diminuzione dei contratti di locazione a lungo termine firmati nel corso del 2023. Nel capoluogo pugliese ne sono stati sottoscritti 3.271, quando solo nel 2019 erano 4.179, per un calo totale del -30% in soli quattro anni. Numeri preoccupanti, ma la realtà è ancora più complessa e decisamente peggiore di quanto ci restituiscono questi dati che vanno letti congiuntamente a quelli degli immobili in locazione di lunga durata e a quello delle locazioni brevi volte prevalentemente all’uso turistico, che godono di una fiscalità di enorme vantaggio e nessuna limitazione ai valori dei canoni applicati. Questa è un’altra prova dell’effetto espulsivo che hanno le locazioni turistiche sul tessuto sociale delle città, oltre al taglio delle misure di welfare come il fondo di sostegno all’affitto e alla morosità incolpevole.

Le richieste

Per fronteggiare il fenomeno, recentemente il Sunia (Sindacato Nazionale Unitario Inquilini e Assegnatari) ha avanzato delle richieste precise al Governo sostenute da 50mila cittadini firmatari di una petizione per un nuovo Piano Casa, aumentare gli alloggi pubblici disponibili e manutenere il patrimonio esistente, per interventi strutturali e continuativi per ridurre il peso degli affitti, per una riqualificazione edilizia, urbanistica e sociale delle periferie nonché per la regolamentazione degli affitti brevi. fra.sorr.

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