La mobilità in Basilicata è nuovamente al centro del dibattito pubblico. La recente notizia della possibile chiusura della linea ferroviaria Potenza-Foggia ha suscitato preoccupazione tra cittadini, pendolari e sindacati. Questa decisione, fortemente contestata, avrebbe ripercussioni significative sulla vita quotidiana dei lucani e sull’economia regionale.
L’intervento
Il segretario generale della Filt Cgil Basilicata, Luigi Ditella, ha lanciato l’allarme durante un’audizione in Consiglio regionale, evidenziando come questa scelta si inserisca in un contesto più ampio di tagli ai servizi ferroviari e di disinvestimento nel trasporto pubblico locale. La chiusura della linea, prevista per il prossimo dicembre, comporterebbe un ridimensionamento del personale ferroviario lucano e una riduzione significativa dell’offerta di trasporto, con conseguenti disagi per i pendolari e un isolamento sempre maggiore di alcune zone della regione.
«La Basilicata – ha ricordato Ditella – è titolare di un contratto di servizio con Trenitalia per un ammontare di circa 1.7 milioni di chilometri, con una previsione di incremento di 2.4 milioni di chilometri entro il 2027 a fronte di un corrispettivo di 32 milioni di euro. Ma di questo corrispettivo soltanto una minima parte ne beneficia la regione in termini di ricaduta occupazionale in quanto la produzione, la manutenzione e la gestione del personale è in service alla Puglia, e di tutti i chilometri treno pagati dalla Regione soltanto 700 mila li effettua il personale lucano, il restante è distribuito fra Puglia e Campania».
La mobilitazione
Le motivazioni addotte da Trenitalia per giustificare questa decisione sono ancora poco chiare e non convincono i sindacati e le istituzioni locali. La Regione Basilicata, che finanzia gran parte del servizio ferroviario, si è detta pronta a intervenire per scongiurare la chiusura della linea, ma al momento non sono emerse soluzioni concrete.
«Continuiamo a non aver risposte ma solo insulti da parte della dirigenza Trenitalia su nostre legittime richieste di chiarimenti sul futuro dell’impianto di Potenza che risulta sempre più nebuloso – ha concluso il sindacalista – Un atteggiamento non degno della gloriosa storia delle Ferrovie dello Stato e di una storia di accordi sindacali e relazioni industriali fatte nel rispetto delle parti. Temiamo che questo scatto d’orgoglio dei lavoratori lucani porti l’azienda a penalizzare ulteriormente il nostro impianto con una diminuzione non giustificata di giornate assegnate nella ripartizione alla produzione Basilicata. È tempo, come dice il segretario Landini, di una rivolta sociale perché non possiamo continuare ad essere trattati come figli di un Dio minore».