A 21 anni dall’omicidio di Massimiliano Cavotta, di 30 anni, ucciso con sette colpi di pistola e due di fucile ad Altamura la sera dell’11 ottobre del 2003, due persone sono state arrestate dai carabinieri: una è finita in carcere e l’altra ai domiciliari.
Cavotta, al momento dell’omicidio, stava tornando a casa insieme a sua moglie e al figlio di tre anni – che riuscirono a fuggire – e fu colpito a morte poco dopo aver parcheggiato la macchina.
Ai due indagati, il 62enne Giovanni Loiudice e il 46enne Nicola Centonze, è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura-Direzione distrettuale antimafia. Rispondono in concorso di omicidio volontario premeditato, detenzione e porto di armi da fuoco, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.
L’attività investigativa, condotta con servizi di avvistamento, pedinamento e supportata dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha permesso di raccogliere indizi nei confronti di due arrestati e di individuare il movente dell’agguato.
Cavotta, in passato, aveva avuto dei contrasti con alcuni esponenti della criminalità organizzata altamurana e, il 28 febbraio 2003, aveva ferito a colpi di pistola un elemento di spicco di un clan rivale. E proprio quest’ultimo, spiegano i carabinieri in una nota, «a distanza di pochi mesi, insieme ad un suo affiliato, attuò la vendetta in modo deciso ed eclatante».