Tra una foto di abiti griffati e gli appuntamenti quotidiani, Giacomo Olivieri e sua moglie Mari Lorusso riaffilavano le armi politiche, preparando la nuova discesa in campo della ex consigliera comunale, passata dalla lista Di Rella sindaco a quella di Sud al Centro.
Le chat
Lo ipotizza la Direzione distrettuale antimafia di Bari, lo confermano le nuove intercettazioni finite nel processo con il rito ordinario a lei, a suo padre l’oncologo Vito Lorusso e ad altre 13 persone. L’inchiesta scandalo è “Codice Interno”, che il 26 febbraio scorso portò alla luce i rapporti illeciti fra una grossa fetta di criminalità mafiosa in città e la politica barese. Qualche giorno prima dell’arresto, il 26 febbraio scorso, i messaggi sui telefoni della coppia accusata di voto di scambio politico-mafioso per le elezioni del 2019, proverebbero il nuovo progetto politico.
Il retroscena
I dialoghi sono stati recuperati dai consulenti dei pm antimafia Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino, che hanno lavorato per 60 giorni sui tre smartphone sequestrati all’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri (un iPhone, un Redmi e un Cubot) e sui numerosi supporti informatici sequestrati il giorno dell’arresto. Tra le migliaia di messaggi “fotografati” nella consulenza”, nell’arco temporale più recente, ci sono i messaggi whatsapp con sua moglie, all’epoca dell’arresto consigliera comunale.
Il reclutamento
Il 20 febbraio, Mari gira a suo marito uno screenshot nel quale una conoscente le chiede di far lavorare suo figlio come scrutatore, ironizzando sul fatto che sarebbero “quattro voti sicuri”, e lui le risponde di parlarne con Vito Leccese (all’epoca ancora capo di gabinetto del sindaco Decaro), “domani che hai Consiglio, ma penso impossibile”. E allora Mari controbatte: “Altrimenti lo possiamo usare come rapp di lista?”, ottenendo assenso da suo marito, “Sì, quello sì”.
Il commento sui giornali
Qualche ora dopo, un indignato Olivieri gira alla giovane moglie lo screenshot di un articolo pubblicato sul Corriere della sera che illustra la corsa alle poltrone in cariche strategiche, come Inps, Inail Rai ma anche alla Ferrovie, commentando: “E poi da noi vogliono voti e favori. Sono incredibili”.
Le riunioni con Sud al centro
È il 21 febbraio scorso, cinque giorni prima che la polizia notificasse loro le misure cautelari, e lei invia a suo marito lo screenshot di una chat dei componenti di Sud al centro, chiedendogli se ritiene il caso che vada alla riunione, e lui le risponde “Ovvio”. Ci andrà e lo testimonierà con una foto, corredata da messaggi intimi. Lui, rispondendole a tono, aggiunge: “Sta andando tutto benissimo”.
La corsa a sindaco
Il 22 febbraio, lei manda a lui un altro screenshot, quello di un post pubblicato da un’altra consigliera comunale nella quale annuncia la discesa in campo di Vito Leccese come candidato sindaco alla successione di Antonio Decaro, corredato dalla domanda “Tu lo sapevi?”. ma lui nicchia. L’indomani, tre giorni prima di essere arrestata, condivide sulla chat il post Facebook dell’avvocato Michele Laforgia sulla necessità di convocare le primarie, che dovrebbero invece chiamarsi Unitarie, commentando: “Quindi ha detto sì alle primarie, entro metà mese prossimo. Che palle”. Lui risponde “Amen”. Ore 8.36 del 25 febbraio, vigilia del loro arresto, lei manda la foto di un articolo de L’Edicola del Sud sulle regole per la a composizione del comitato dei saggi. Quattro ore dopo, lui l’aspetta in auto. Lei gli scrive: “Ok amo, sto aspettando che Sandro ci dica di andare”.