«La nuova programmazione regionale per lo sviluppo economico è un’ottima programmazione, lo dico da tecnico. Perché con un solo strumento l’impresa presenta al soggetto finanziatore le sue esigenze a 360 gradi». A spiegarlo è Giuseppe De Nigris, dottore commercialista specializzato nel campo della finanza agevolata per le imprese.
Come funzionano i bandi della programmazione economica regionale?
«La programmazione prende le mosse da un piano operativo che riguarda diverse aree: infrastrutturazione nel settore dell’industria, dei servizi e del turismo, sviluppo rurale e attività connesse all’agricoltura e infine il settore della pesca. Per quanto riguarda la parte aziendale, i bandi hanno un taglio specifico in base alla storia e alla dimensione delle imprese che possono parteciparvi, e offrono soluzioni diverse che coprono un po’ tutte le esigenze. Dagli avvisi pubblici per i soggetti svantaggiati e disoccupati (Nidi), l’avviso per i soggetti che fanno innovazione e start up (Tecno Nidi) e i bandi più generalisti (Mini Pia, Pia e Contratti di programma). I Mini pia hanno un target di investimento che va dai 30mila euro ai cinque milioni e vi possono partecipare solo le micro e piccole imprese. I Pia, sono agevolazioni un po’ più corpose e prevedono un investimento minimo sui cinque milioni. I contratti di programma sono rivolti alle grande imprese che oggi stanno soffrendo la mancanza di risorse, dato che la loro infrastrutturazione (logistica, magazzini ecc…) non può essere supportata attraverso i programmi regionali del Fesr. Per questo ci vorrebbero i fondi dell’Fsc ma sappiamo tutti che gli accordi con il governo non sono stati ancora firmati ed è tutto in bilico. Al momento chi sta effettivamente beneficiando dei fondi è chi si occupa di sviluppo “immateriale” (attività di ricerca e sviluppo)».
Quali sono le aree più coinvolte dalla programmazione regionale?
«I nuovi bandi puntano molto sul concetto dell’innovazione. È diventato obbligatorio proporre, sia in fase di presentazione che di esecuzione, dei servizi di innovazione. I Mini Pia adesso indicano anche chi può erogare questa tipologia di servizi, soggetti riconosciuti ufficialmente dal ministero dello Sviluppo economico o quello dell’Università e della Ricerca che hanno conseguito il certificato di “innovation manager”. Un elemento che ha destabilizzato un po’ il mercato, soprattutto i piccoli imprenditori rendendo più difficile l’accesso alla misura. Ma non si tratta necessariamente di una caratteristica negativa, perché questo rende i nuovi bandi più sfidanti per le aziende del territorio che sono chiamate a fare un salto di qualità. Gli elementi dell’innovazione e della ricerca e sviluppo sono ancora più forti nei bandi riservati alle grandi imprese come i Pia e i contratti di programma, dove sono dei veri e propri punti di partenza».
Quali sono i passaggi per accedere in concreto al finanziamento?
«Il soggetto richiedente viene traghettato, attraverso la Regione, verso l’istituto di credito. Si inviano le istanze a Puglia Sviluppo, organismo indicato dall’amministrazione regionale a gestire la fase di istruttoria, e si passa poi alla banca che ha deciso di convenzionarsi con la regione. Quando si passa nel mondo bancario, il bando non obbliga gli istituti a finanziare per forza le imprese, c’è una certa autonomia».