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Bimbi e Dio? Si parla a vanvera

In una Milano uggiosa, un giovedì qualsiasi di ottobre. Pioviggina e trovare un taxi è una missione impossibile; decido di prendere la metropolitana anche per vedere la nuova linea che porta all’aeroporto di Linate. Scendo nella stazione di Piazza Tricolore: tutto all’insegna del “saper fare milanese”, tutto perfetto, tutto preciso. Eppure, quando entro nella stazione mi sorprende un senso d’angoscia: non c’è più la Milano che conoscevo, la Milano del giornalaio, dei bar, del fiorista, dei negozietti, insomma non c’è più quel calore che, nei freddi mesi di ottobre dell’università, ti scaldava in qualsiasi stazione della metropolitana milanese tu scendessi. Una stazione fredda, essenziale e ipertecnologica. Per comprare un biglietto devi affidarti a queste macchinette terribili, il cui funzionamento è un test di ingegneria, superato il quale, devi sperare che funzionino.

Insomma, a me che amo il progresso tecnologico, per la prima volta si è presentata la sua dittatura e il dubbio su dove stiamo andando ha ripreso ad insinuarsi nei miei pensieri. A ridarmi fiducia, una piccola scritta abusiva, in pennarello fluo, vicino alla fessura per l’inserimento delle monete nella macchinetta dei biglietti: “Fate silenzio quando i bambini dormono non quando muoiono”. Boom. C’è vita su questo pianeta, ho immediatamente pensato. Dovevo arrivare in aeroporto, tornare a Bari e nella mia mente questa deflagrazione amplificava la guerra, il nuovo “crimine universale” della procreazione assistita, tutto in un miscuglio difficile da dipanare. Ma tant’è, ormai, c’ero dentro.

È così che mi è venuta in mente quella affermazione di quel pazzo di Karl Marx: “La religione è l’oppio dei popoli” (che poi è l’unica cosa che condivido del suo pensiero filosofico). Ecco, se ci pensate bene, in quella religione oppio dei popoli c’è la tragedia di molti dei nostri mali. Almeno, io così la penso. Le guerre ne sono l’esempio più eclatante; seguendo il pensiero di Marx, quando l’uomo cancella se stesso come protagonista del processo storico e lo sostituisce con un Dio di qualsiasi religione o a quello del nostro tempo, il Dio danaro, nulla ha più senso, né libertà, né giustizia e tutte le voci di supremazia, per quella religione o per quel credo, hanno diritto di cittadinanza e possono essere giustificate.

Se provate a seguire questa logica, comprenderete allora, questa folla di commentatori lecchini o, peggio, invasati che ci ammoniscono sull’aumento del sentimento di antisemitismo nel mondo. Come se le abominevoli e raccapriccianti gesta di massacri e stragi di innocenti del primo ministro israeliano Benjamin Netanhyau meritassero degli applausi.

In questo parlare a vanvera, in questo sonno della ragione, entra a gamba tesa quello che secondo una gran parte dei nostri politici è un “crimine universale”: la procreazione assistita o surrogata, chiamatela come volete. Guardate, non discuto se sia giusto o meno, io voglio urlare che dei bambini rapiti e usati come pezzi di ricambio, dei bambini schiavizzati, dei bambini stuprati, dei bambini bruciati nei campi profughi, dei bambini massacrati sotto le bombe di ogni guerra e conflitto, nessuno e ribadisco nessuno ha mai utilizzato una terminologia così apodittica come “crimine universale”. E vorrei, terribilmente vorrei non crederci, questa viene usata per una pratica di nascita dei bambini.

Anche ad un laico come me verrebbe da urlare: Dio, Dio, come si fa a curare il dolore della ragione? Non lo so. Ma facciamo silenzio quando i bambini dormono e non quando muoiono. E zittiamo, una volta per tutte, la blasfemia della ragione.

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