Due ore per rispondere, atti alla mano, e dimostrare che Giuseppe Colaprice, assistente della polizia di Stato, quel giorno di agosto 2023, quando la signora si recò in commissariato, a Corato, per integrare la sua denuncia contro il marito, era impegnato in tutt’altra attività di servizio, e non avrebbe potuto mai prendere quella denuncia.
L’interrogatorio
Colaprice, indagato con un collega per rifiuto di atti d’ufficio dal pm della Procura di Trani Achille Bianchi, ieri pomeriggio è stato interrogato per due ore in Questura a Bari, assistito dal suo legale, l’avvocato Antonio La Scala. E, in quelle due ore, atti alla mano, il poliziotto ha dimostrato che dalle 9.20 del mattino e per tutto il turno, ha preso parte ad una operazione di servizio, documentata via radio.
Il fatto
Per ben sei volte, aveva raccontato nell’esposto depositato alla Procura tranese, la donna sarebbe andata al commissariato (il 14, 16, 17, mattina e pomeriggio del 23, e infine 29 agosto 2023) per denunciare il comportamento persecutorio del suo ex marito, contro il quale avrebbe sporto più di una denuncia e che era stato già destinatario di divieto di avvicinamento. E, nell’esposto, aveva snocciolato tutte quelle frasi che il personale del commissariato avrebbe pronunciato per mandarla via, frasi dal contenuto paradossale se si considera che il “codice rosso” prevede corsie preferenziali e accelerate per le donne vittime di violenze: «Non c’è la persona che ha preso la prima denuncia, torni un’altra volta», oppure «Paghi l’avvocato? Perciò fai andare lei avanti e indietro, che vieni a fare tu qui a perdere tempo?».
La carenza di uomini
Tra gli atti acquisiti dagli investigatori della Squadra Mobile, durante le indagini, anche quelli relativi ai turni, dai quali si evince un’altra grossa problematica, e cioé la carenza di uomini, tra assenze per malattie, per cure termali, permessi e ferie. Emergenza che riguarda buona parte dei commissariati di provincia.