Aggiornamento e sostenibilità sono le parole chiave per assicurarsi un posto nel mercato. Ne è sicuro Stefano Pugliese, imprenditore agricolo barese che, dopo essere partito da ragazzo, ha lasciato la sua nuova vita a Milano per tornare in Puglia e rilevare l’azienda di famiglia, con sede a Turi, e dargli una nuova vita.
Com’è andata?
«Io avevo un lavoro a Milano. Mi occupavo di ristorazione collettiva, quando mio padre ha deciso di vendere la sua azienda agricola. A quel punto ho lasciato tutto per tornare e rilevarla».
Cosa l’ha spinta ad andare via da Bari?
«Milano è la città più internazionale che abbiamo in Italia. Anche per lo studio, sia per i percorsi di laurea che offre che per i metodi d’insegnamento».
Pensa che sarebbe tornato in Puglia se non fosse stato per rilevare l’azienda?
«Dipende. Io non mi sono mai precluso nulla, non ho mai messo dei paletti su un eventuale ritorno. Se c’è un’opportunità, la colgo».
Come è avvenuto questo cambiamento?
«Ho vinto un bando della Regione Puglia che mi ha dato la possibilità di realizzare un progetto sulla mandorlicoltura, sia sulla parte agricola che su quella commerciale».
Quali innovazioni ha portato con sé?
«Noi storicamente facevamo uva da tavola e ciliege. Questo era il nostro core business. Io ho apportato due tipi di innovazione: una di prodotto e una di processo. Per il prodotto, è stato il passaggio alla produzione di frutta secca, nello specifico mandorle. Il territorio di Turi, e pugliese in generale, è vocato alla mandorlicoltura, poi a causa dei prezzi i nostri nonni hanno espiantato tutto e messo altre colture. Il tipo d’impianto che abbiamo è super intensivo, cioè le piante sono distanti un metro e venti l’una dall’altra, e nel filare tre metri e ottanta. Questo porta vantaggi nella mano d’opera, che diventa quasi totalmente meccanizzata. Per innovazione di processo intendo il sistema di irrigazione. È un box completamente digitale che gestisce i flussi d’acqua del pozzo».
Quanto è importante rinnovarsi per essere competitivi nel mercato?
«Bisogna essere aggiornati. Io partecipo a tutte le fiere internazionali di settore per tenermi aggiornato su tecnologie, innovazioni e sul futuro del mercato ortofrutticolo. Io sto applicando all’azienda un discorso di sostenibilità. Questo tipo d’irrigazione, ad esempio, permette di non sprecare acqua. Poi noi facciamo upcycling, prendiamo qualcosa che è visto come scarto, vedi il mallo delle mandorle, e lo riutilizziamo».
Da piccolo aveva mai pensato di rilevare l’azienda di famiglia?
«Sinceramente no, ma perché lo vedevo come un settore “vecchio” quando ero piccolo, molto legato ai nonni. Poi negli anni ho visto un’evoluzione dell’agricoltura e quando si è presentata l’opportunità di rilevare l’azienda l’ho accettata».