In attesa dell’arrivo del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per l’accensione dell’altoforno 1 dello stabilimento ex Ilva di Taranto, cittadini e rappresentanti di associazioni e comitati si sono riuniti per un sit-in davanti alla portineria C dell’industria.
«L’atto che il ministro viene a compiere – sostengono – è incompatibile con le sentenze europee che hanno condannato cinque volte lo Stato italiano e un vergognoso tentativo di affermare davanti alle telecamere e ai possibili acquirenti che quel catorcio di fabbrica non stia cadendo a pezzi».
Gli attivisti annunciano che intendono consegnare «simbolicamente un foglio di via al ministro del Made in Italy». In questo «ordine di allontanamento» viene sottolineato che Urso accenderà l’altoforno «nonostante la fabbrica sia di fatto illegale perché gli impianti sono in marcia senza autorizzazione integrata ambientale, contravvenendo alla normativa europea in materia di diritto ambientale».
Per questo, aggiungono, «e in violazione dell’art. 32 della Costituzione» i cittadini di Taranto «vietano al ministro Urso l’ingresso in città finché la fabbrica Acciaierie d’Italia sarà definitivamente chiusa».
I portavoce delle associazioni rilevano inoltre che «l’altoforno dovrà comunque essere spento tra qualche settimana per la sostituzione del crogiolo a fine vita. Una barzelletta che non fa ridere, perché ha a che fare con la salute e la vita di tutti noi. Una recita macabra – concludono – che assume le sembianze di un affronto alla dignità di un intero territorio. Una misera ‘marchetta’ per cercare di abbindolare i possibili acquirenti».