Sono 39 le persone arrestate (37 in carcere e 2 ai domiciliari) nell’ambito del maxi blitz “Mari e monti” messo a segno all’alba da carabinieri del Ros, finanzieri del Gico e poliziotti di Sco e squadra mobile. Ammonta a 10 milioni di euro il valore dei beni sottoposti a sequestro.
Gli arrestati sono affiliati allo storico clan Li Bergolis del Gargano, in guerra da sempre con la feroce famiglia Romito-Lombardi-Ricucci. In tutto sono contestati 48 capi d’imputazione, 21 omicidi e 18 tentativi.
L’inchiesta, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e dalla distrettuale di Bari, ha accertato tra l’altro l’abitudine a reclutare minorenni, pescandolo anche nelle comunità, per utilizzarli sul campo, garantendo loro anche il “tutoraggio” per diventare criminali. Le indagini hanno accertato la capacità del clan di crescere e svilupparsi anche quando i capi erano in regime di “alta sicurezza”, grazie alla corrispondenza epistolare, ai pizzini veicolati dai familiari e l’uso di telefoni cellulari in cella.
La penetrante capacità di condizionamento mafioso del clan Li Bergolis ha riverberato i suoi effetti anche sull’apparato politico- amministrativo locale, generando, nell’ultimo decennio, lo scioglimento per mafia dei comuni di Monte Sant’Angelo, Mattinata e Manfredonia.
Il sodalizio mafioso garganico si caratterizza per la sua forte connotazione familistica e per un radicamento territoriale quanto mai pervasivo, elementi che hanno, nel tempo, assicurato tenuta omertosa, saldezza del vincolo associativo e generalizzata capacità di condizionamento ambientale, aspetto quest’ultimo, particolarmente evidente, in forma talvolta eclatante, nel favoreggiamento delle latitanze e nell’esercizio della pratica estorsiva, imposta come riconoscimento di una tassa di sovranità e quasi sempre caratterizzata da una minaccia tacita, realizzata mediante comportamento concludente, con assenza di denuncia da parte degli imprenditori taglieggiati.
«L’operazione di oggi colpisce una delle organizzazioni più potenti della mafia della provincia di Foggia, colmando un deficit di intervento repressivo che, per il clan Li Bergolis, durava da 15 anni», ha detto in conferenza stampa il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. «Si tratta di una realtà di straordinaria pericolosità – ha aggiunto – nella quale, alla dimensione violenta, vessatoria e intimidatoria del gruppo si associa una capacità di operare nella modernità, dal traffico di stupefacenti al riciclaggio».