«Ci sono vicende continue di dossieraggi e violazioni della privacy» ma nel caso del banchiere bitontino, ex dipendente di Intesa Sanpaolo, che avrebbe “spiato” i conti correnti di personaggi del mondo politico, dello sport e dello spettacolo «è successo qualcosa di grave. Io non ho problemi a mostrare i miei conti correnti, non ho segreti. Ma l’idea che ci sia una schiera di politici controllata, passata al setaccio, per magari sperare di utilizzare qualcosa contro di loro fa impressione». Ad affermarlo è il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il cui nome è tra quelli che sono subito venuti fuori nell’inchiesta della Procura di Bari.
«Per fatti gravi come questi non vedo nelle fila delle opposizioni grande scandalo o almeno adeguata preoccupazione», attacca La Russa.
Gli fa eco il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, secondo il quale è «inquietante che ci fosse un così sistematico voyeurismo finalizzato a possibili dossieraggi, che ha riguardato soprattutto persone espressione di specifiche parti politiche. È molto importante che si faccia chiarezza e so che si sta lavorando in questa direzione», afferma.
E mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, attacca il centrosinistra accusato di «mutismo selettivo» sulla vicenda, Andrea Orlando, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Liguria, invita il governo a non «fare del vittimismo»: il sistema di protezione dei dati, per Orlando, «è un colabrodo. Il Governo dovrebbe occuparsi di questo perché probabilmente sappiamo di cittadini noti che sono stati in qualche modo spiati ma non sappiamo di tutti gli altri».
Per il candidato presidente ligure «non si spia soltanto perché si vuole dare una notizia ma perché si vuole capire la condizione patrimoniale per fare qualche speculazione, perché si vuole vincere una causa magari in modo sleale. Ciò di cui dovrebbero occuparsi oggi quelli che piagnucolano è quello di costruire un sistema di protezione dei dati che in altri Paesi esiste e che nel nostro Paese, come abbiamo visto, non c’è», conclude.
Per il portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, invece, «è arrivato il momento che la premier Meloni dica al Parlamento e al paese chi sono i gruppi di pressione che vogliono farla fuori. Faccia nomi e cognomi altrimenti la smetta di fare propaganda con il suo vittimismo».
Anche Matteo Renzi, leader di Italia viva, attacca la presidente del Consiglio: «È l’emblema della banalità, una donna che vive di vittimismo. Ieri ha occupato il Tg5 e ha spiegato che è la donna più dossierata d’Italia», sottolinea l’ex premier. «Hanno messo cani e porci in quell’elenco. Ci sono io, c’è Letta… capite che hanno messo tutti… Questa idea che lei sia la più dossierata d’Italia… lei che quando pubblicavano il mio conto corrente a rate sul Fatto taceva».