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Terzo mandato e l’ambiguità del Pd che sfocia nel paradosso

C’è un tratto contraddittorio, oserei dire schizofrenico, nelle dichiarazioni rese da Sandro Ruotolo all’edizione napoletana del Corriere del Mezzogiorno e da Antonio Misiani a “Il Mattino” a proposito del possibile terzo mandato del presidente campano Vincenzo De Luca.

Da una parte c’è l’europarlamentare, secondo il quale «il dilemma sul terzo mandato non esiste» perché «il Partito democratico è contrario tanto più per chi, come un presidente di Regione, gestisce milioni di euro». Dall’altra c’è il senatore e commissario del Pd in Campania, secondo il quale «criticità giuridiche e condizioni politiche rendono non percorribile» la terza candidatura di fila di De Luca.

Le affermazioni dei due esponenti dem, pronunciate pochi giorni dopo l’arresto del presidente della Provincia di Salerno che di De Luca è un fedelissimo, sono simili soltanto all’apparenza.

Anzi, considerandone le premesse, quelle parole risultano addirittura illogiche. Ruotolo, infatti, stigmatizza il «potere feudale» di cui De Luca sarebbe incarnazione e da qui trae una conclusione precisa: niente terzo mandato. Misiani, invece, pur auspicando l’apertura di «una stagione nuova», rivendica i «risultati importanti e positivi» ottenuti dalla squadra di De Luca in dieci anni alla guida della Campania.

La questione, ovviamente, non è estranea alla Puglia, dove il governatore uscente Michele Emiliano non esclude la possibilità di correre per il terzo mandato consecutivo. Il problema è il giudizio del Pd su questo tema. Le interpretazioni possibili sembrano soltanto due: o le parole di Ruotolo e Misiani sono un’esagerazione, sia quando l’uno evoca il potere feudale sia quando l’altro sottolinea i risultati positivi di De Luca, o tra i democratici c’è un’ambiguità sul terzo mandato dei governatori che, a meno di un anno dal voto in Campania e in Puglia, non è stata ancora dissipata. Che senso ha auspicare una nuova stagione se si ritiene positiva, almeno in parte, una determinata esperienza politica e amministrativa? E che cosa si dirà di Emiliano nelle prossime settimane? Dopo aver sbandierato gli obiettivi conseguiti dal centrosinistra pugliese a partire dal 2015, si spingerà consequenzialmente per il terzo mandato del presidente o si sosterrà contraddittoriamente la necessità di un cambio al vertice della Regione?

L’ambiguità è evidente e, cosa ancora peggiore, ha come alternativa il peggiore dei paradossi: quello di considerare il potere feudale denunciato da Ruotolo come fonte dei risultati importanti e positivi evidenziati da Misiani. Con buona pace di chi, nella segreteria di Schlein, tuona contro i cacicchi e i pacchetti di voti. Certo è che, sul terzo mandato, il Pd si è cacciato in un labirinto. E l’uscita, almeno per il momento, sembra ancora piuttosto lontana.

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