Gaetano Strisciuglio non ha agito da solo. Per procurare i voti a Maria Carmen Lorusso, nel 2019 candidata al Consiglio comunale di Bari con la lista “Di Rella” sindaco, il 34enne nipote dei capiclan Domenico e Sigismondo “la luna” ha ammesso di aver sfruttato le sue “conoscenze nel quartiere San Paolo”, come scritto nella lettera indirizzata ai pm il 16 settembre scorso: una vera e propria “rete” della quale farebbero parte Michele Piscitelli, che i magistrati ritengono un professionista del procacciamento di voti, e la famiglia Faccilongo, considerata referente degli Strisciuglio nel quartiere San Pio-Enziteto.
Lo scenario
l contesto è delineato dalla sentenza con cui la Cassazione, a febbraio scorso, ha respinto il ricorso di Gaetano Strisciuglio contro l’ordinanza di custodia cautelare che ne aveva precedentemente disposto l’arresto. Il 34enne avrebbe ricevuto soldi, buoni pasto e benzina e la promessa di un posto di lavoro per la madre in cambio di voti per Lorusso. A siglare il patto con Strisciuglio sarebbe stato Giacomo Olivieri, marito di Lorusso ed ex consigliere regionale arrestato a febbraio scorso nell’ambito dell’inchiesta “Codice interno” con l’ipotesi di voto di scambio politico-mafioso. Ma chi avrebbe aiutato Strisciuglio nel procacciare i voti?
I contatti con Piscitelli
Nella sentenza, la sesta sezione penale della Cassazione individua alcune vecchie conoscenze della giustizia. Il primo riferimento è a Michele Piscitelli, inserito tra i personaggi del quartiere San Paolo «professionalmente dediti al procacciamento di voti». Strisciuglio si sarebbe rivolto innanzitutto a lui per racimolare preferenze a beneficio non solo di Lorusso, ma anche dell’altro candidato consigliere Michele Nacci. Una volta investito del compito, Piscitelli si sarebbe preoccupato del fatto che Strisciuglio fosse in buoni rapporti col clan del Brigante, ricevendo rassicurazioni in tal senso. Lo stesso Piscitelli, inoltre, avrebbe parlato di Strisciuglio come di una persona capace di aprire un centro scommesse nel cuore del quartiere San Paolo senza avere «nessun problema», cioè senza dover pagare il pizzo a chicchessia. Elementi, questi ultimi, che secondo i magistrati lasciano pochi dubbi sul «ruolo mafioso» di Strisciuglio, considerato «vicario in rappresentanza dei suoi più titolati familiari detenuti».
Il ruolo di Faccilongo
Per garantire voti a Lorusso, Strisciuglio avrebbe attinto a quello che la Cassazione ritiene «un altro serbatoio mafioso» e cioè la famiglia Faccilongo, attivo nell’estrema periferia settentrionale di Bari. A tal proposito Nacci avrebbe chiesto se ai Faccilongo servisse materiale elettorale, ottenendo da Strisciuglio una riposta tranchant: «No, a quelli non serve».
Le indagini
A Strisciuglio, insomma, farebbe capo una rete di amicizie che potrebbe includere anche anche persone diverse da Piscitelli e dai Faccilongo. Non è da escludere, dunque, che, sulla base delle affermazioni messe nero su bianco dal 34enne nella lettera del 16 settembre, possano a breve scattare ulteriori approfondimenti. Chi altro rientra nelle «conoscenze» che il nipote di Domenico e Sigismondo “la luna” ha ammesso di avere? Un interrogativo al quale magistratura e forze dell’ordine intendono dare una risposta al più presto.