È in atto un vero e proprio braccio di ferro tra la tecnostruttura e in particolare il dirigente ai servizi finanziari del Comune di Foggia Carlo Dicesare, che con l’amministrazione Episcopo ha perso il settore Cultura che tanto lo aveva impegnato e appassionato, e la gestione di Parcocittà. Secondo il dirigente da ormai cinque anni, ossia dalla scadenza della convenzione, nello spazio di legalità dentro il Parco San Felice ci sarebbero state inadempienze amministrative con volture delle utenze non eseguite o solo parzialmente e più di una sublocazione a terzi non consentita. Vi sarebbero stati inoltre contributi ricevuti senza titolo ed in elusione alla convenzione e gravi mancanze nell’elenco delle attività e della rendicontazione. Potrebbero essere addirittura 200 mila euro i fondi non versati dalla associazione che gestisce Parcocittà al Comune di Foggia. Nel mezzo il ruolo dell’assessora alla Cultura Alice Amatore che lì ha lavorato insieme ad altri suo familiari.
La richiesta
La dirigente Silvia Siciliano ha deciso di inviare una lettera con la quale si invita la associazione a restituire i luoghi al Comune e lasciarne la gestione. Ebbene, la convenzione e l’attuale gestore sono tra gli argomenti più dibattuti delle due commissioni consiliari, Cultura presieduta dal dottor Italo Pontone e Ambiente e Territorio, presieduta dall’ingegner pentastellato Giovanni Quarato. Il professionista è netto sullo spazio riportato alla legalità con la collaborazione di Comune, Fondazione Monti Uniti e sponsor privati da un gruppo di associazioni e giovani cittadini storicamente vicini a Peppino D’Urso, ex presidente del TPP e maggiorente del Partito democratico.
«Su Parcocittà il primo punto è riportare quella situazione ad una condizione di regolarità contrattuale- spiega Quarato – La dirigente Siciliano ha provveduto ad inviare richiesta di restituzione dei locali e dei luoghi. Non ricordo se ha inserito una clausola sui tempi. Ci sarà da fare un sopralluogo contraddittorio. Va rifatto un progetto che preveda Parcocittà come presidio di legalità. Lo è stato tutti per tutti questi anni, i consiglieri hanno ribadito che la gestione è stata meritoria non si è mai criticato il merito di quanto realizzato, ma serve un nuovo bando. La sublocazione non era negata, anche se la convenzione era carente da questo punto di vista, il nuovo progetto deve prevedere un presidio di legalità con tutta una serie di iniziative e di manifestazioni. Diciamo che ci sarà un nuovo bando».
Il futuro
Che ne sarà però dei lavori realizzati dall’aps finanziati da un bando nazionale del Ministero? «Ci sarà un contraddittorio in fase di sopralluogo, se riterranno di avere realizzato delle lavorazioni se ne terrà conto. Tutto dipende dal progetto e dalle finalità. Sono dell’avviso che la convenzione potrà avere anche una più lunga durata. Si può fare a 9 anni, non devono mancare obiettivi e controlli, dobbiamo definire un percorso e poterlo verificare».