La città divisa in quattro zone, in ognuna delle quali veniva venduta una specifica tipologia di droga – cocaina, hashish e marijuana – creando così una capillare rete di spaccio a Barletta.
È quanto avrebbero realizzato una quarantina le persone, di età compresa tra i 20 e i 35 anni, indagate dalla Procura di Trani nell’ambito dell’inchiesta denominata “Te videre” condotta dagli agenti della squadra mobile di Andria.
Per tutte, a vario titolo, le accuse sono di estorsione e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. In 19 sono finite in carcere, 13 agli arresti domiciliari, mentre altre tre sono state sottoposte a misure cautelari alternative. Durante le indagini sono stati sequestrati anche 1,2 chili di hashish, un chilo di cocaina e 500 grammi di marijuana.
Come agiva il gruppo criminale
Barletta era stata suddivisa in quattro aree principali, in ciascuna delle quali veniva venduta una tipologia di droga: cocaina ed eroina in centro, hashish nei pressi dello stadio Puttilli, cocaina nella zona di palazzo Salso e marijauna in zona Calò. La droga, dopo “l’ordine”, veniva consegnata in un luogo prestabilito o direttamente a casa dell’acquirente, come un vero e proprio servizio di delivery.
Ogni zona era completamente gestita da chi la controllava e i singoli venditori si muovevano in maniera «dinamica», come affermano gli inquirenti, soprattutto a piedi o con bici elettriche.
I pusher e i compratori comunicavano tra loro, poi, utilizzando un linguaggio criptico accordandosi anche sul luogo dell’incontro e sul numero di dosi da consegnare. Dalle intercettazioni acquisite emerge come con il termine “birre” o “bottigliette” venisse indicata genericamente la droga mentre con “quella verde” o “la criminale” la tipologia specifica della sostanza.
I Daspo “fuori contesto”
Durante l’esecuzione delle misure cautelari, agli indagati sono stati notificati anche provvedimenti di Daspo “fuori contesto”, previsti nei confronti di persone denunciate o condannate per specifiche tipologie di reati, come, appunto, lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Indipendentemente dal fatto che le condotte contestate si siano verificate in occasione di manifestazioni sportive, dunque, ai destinatari del provvedimento verrà inibito l’accesso alle stesse per una durata determinata dalla legge.
Lo scopo è quello di impedire che nelle tifoserie si verifichino infiltrazioni di individui legati alla criminalità comune/organizzata o, comunque, ritenuti pericolosi.
I numeri dell’operazione
In tutto sono 41 le persone indagate. Due sono state denunciate in stato di libertà, 19 sono state condotte in carcere, 13 agli arresti domiciliari. A tre persone è stato notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria mentre altre quattro sono state arrestate in flagranza di reato durante le indagini.