Sarà la dottoressa Sara Sablone dell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari a eseguire, mercoledì mattina, l’autopsia sul corpo di Antonella Lopez, la 19enne uccisa la notte tra sabato e domenica scorsi nel discoteca Bahia beach a Molfetta.
Per il suo omicidio è stato fermato, ed è ora in carcere, il 21enne Michele Lavopa che, individuato dai carabinieri poche ore dopo il delitto, avrebbe confessato. Il suo obiettivo sarebbe stato Eugenio Palermiti, nipote dell’omonimo capoclan del quartiere Japigia di Bari, nei confronti del quale Lavopa avrebbe provato un forte risentimento per un pestaggio avvenuto circa sei anni fa.
Lavopa avrebbe esploso almeno sei colpi d’arma da fuoco, uccidendo Lopez e ferendo quattro altri giovani (di età compresa tra i 20 e i 25 anni) tra cui lo stesso Eugenio Palermiti, che quella sera aveva raggiunto il locale con Lopez e altri amici. L’arma usata per il delitto non è stata ritrovata.
La Dda: «In discoteca si afferma la forza criminale»
Durante un punto stampa stamattina nella procura di Bari, il procuratore aggiunto e coordinatore della Dda del capoluogo pugliese Francesco Giannella ha evidenziato come «i social, le discoteche, i pub e i luoghi di aggregazione» siano «le aree in cui si scatena la necessità di manifestare platealmente la propria caratura criminale. Alcuni gruppi di ragazzi, quasi sempre appartenenti a determinati ambienti, vanno in certi posti solo per provocare e cercare lo scontro».
Per Giannella «un aspetto inquietante è che i giovani rampolli delle casate criminali abbiano individuato le discoteche come luoghi in cui manifestare la forza».
Per il procuratore aggiunto di Bari «il filo rosso che collega questo episodio e altri simili avvenuti negli ultimi mesi è sempre lo stesso, ovvero la manifestazione spudorata di violenza che serve ad affermarsi e a dimostrare a tutti chi sono e di che pasta sono fatti» questi ragazzi. «Sembra tipica di certe generazioni – ha concluso – la necessità di affermarsi in questo modo violento e provocatorio».
Perrini: «Non si criminalizzino tutti i giovani»
«In queste ore ho sentito e letto tante dichiarazioni sulla morte della 19enne barese, uccisa nella notte fra sabato e domenica scorsi in una discoteca di Molfetta. Tante analisi sociologiche che hanno puntato il dito contro i giovani e il loro modo di divertirsi». È quanto afferma il presidente della commissione Antimafia del Consiglio regionale della Puglia, Renato Perrini.
«In questi anni – prosegue – abbiamo analizzato a fondo il problema della delinquenza giovanile, ascoltando forze dell’ordine, magistrati e operatori sociali, arrivando a una conclusione che non ammette sconti: da una parte ci sono i bulli, quelli che soprattutto in branco si lasciano condizionare e sono protagonisti di violenze oserei dire estemporanee, dall’altra ci sono i giovani criminali che appartengono o sono già affiliati alle organizzazioni criminali. A questi ultimi va ascritta la tragica vicenda che ha visto fronteggiarsi due clan rivali nella discoteca e mietere una giovane vita».
Per Perrini «chi va armato in discoteca non è sicuramente il bullo che provoca una rissa nel peggiore dei casi, ma il criminale pronto a uccidere per uno sgarro o forse per il predominio di zone di spaccio e, purtroppo, le discoteche sono le piazze ideali per il business della droga. Certo i gestori devono sicuramente potenziare i controlli all’ingresso, ma sicuramente non basta».