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«È stato un eroe»: il ricordo del vigile del fuoco Antonio Ciccorelli, morto nel Foggiano

«Chi salva una vita salva il mondo intero». Don Carmelo Chiolo, ha fatto riferimento alle parole scritte nel Talmud, prima di benedire la salma di Antonio Ciccorelli, 60 anni il prossimo 29 ottobre, morto in servizio in una maledetta sera di metà settembre, mese nefasto per il Gargano: la Montagna del Sole che alla vigilia…

«Chi salva una vita salva il mondo intero». Don Carmelo Chiolo, ha fatto riferimento alle parole scritte nel Talmud, prima di benedire la salma di Antonio Ciccorelli, 60 anni il prossimo 29 ottobre, morto in servizio in una maledetta sera di metà settembre, mese nefasto per il Gargano: la Montagna del Sole che alla vigilia dell’autunno regala morte e distruzione. Succede ogni anno, purtroppo.

Nella camera ardente, allestita nella sala del comando provinciale dei Vigilid el fuoco di Foggia, in via Napoli, la bara è arrivata sotto una sottile pioggia, quasi a ricordare la supremazia della natura sull’azione umana. Quella natura che – stretta, imbavagliata, sotterrata dal cemento – all’improvviso si ribella e semina morte negli stessi campi resi sativi dalla mano dell’uomo. Una vendetta? Una fatalità, dicono i colleghi del vigile del fuoco, portato via dalla piena che ha travolto un ponte sulla statale 89, a pochi chilometri da San Severo, quando il torrente Radicosa ha rotto gli argini e ha spazzato ogni cosa davanti al suo cammino impetuoso.

Il racconto

Antonio Ciccorelli e il collega Filippo Civetta sono chiamati a un intervento su segnalazione di alcuni automobilisti rimasti in panne per gli allagamenti stradali. Una squadra si muove verso il chilometro 641 della statale 16, dove – come scrivono alcuni testimoni – «sembra che sia venuto fuori il mare» – l’altra si dirige verso il punto critico del ponte sul torrente Radicosa, dove acqua e fango ha già superato il livello di guardia, tanto da mandare in tilt la cabina elettrica posizionata sul ciglio stradale e mandare al buoi buona parte dei quartieri di Apricena e San Severo.

Il pik up Ranger dei vigili del fuoco arriva sul posto. Ciccarelli e il collega hanno il tempo di mettere in salvo alcune persone, poi mentre risalgono sul mezzo vengono travolti dalla piena. È un attimo: il pik up, che può arrivare a pesare fino a 35 quintali, viene sollevato come un fruscello e trascinato via nel buio, verso il tappo di detriti e fango che si è formato sotto il ponte della vicina ferrovia. È Michele Fulgaro, un operaio del movimento terra che abita nella zona, a scorgere il tetto rosso del mezzo circondato dal fango. Subito dopo arrivano i colleghi di Ciccorelli che non pososno far altro che constatare la morte del vigile del fuoco, mentre il suo collega, più giovane, è riuscito a salvarsi, tirandosi fuori dal pik up e ora, dopo i controlli all’ospedale di San Severo, si è chiuso in un silenzio che è carico di dolore e spavento.

La camera ardente

La bara di Antonio Ciccorelli viene vegliata dai colleghi, alcuni arrivati anche da altre città o da tempo in pensione, ma che hanno avuto modo di lavorare con il vigile del fuoco nelle varie emergenze territoriali, a cominciare del triste ricordo per i foggiani del crollo di viale Giotto. Tutti si sono stretti intorno alla moglie Maria e al figlio Alessio: amici, conoscenti, autorità, a cominciare dalla presidente del consiglio comunale del capoluogo daunio, Lia Azzarone, il vigile del fuoco era cognato di Giuseppe Mainiero, consigliere comunale. Resta da capire perché un territorio come quello della Capitanata presenta simili fragilità che seminano morte: era successo nel 2014 si è ripetuto adesso, con i vigili del fuoco che, come evidenzia Luca Carli, dirigente della comunicazione emergenza, hanno visto aumentare il numero degli interventi sul territorio nazionale, passati in un anno da circa 750 mila a oltre un milione (10267 quelli in Capitanata).

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