Una direzione carceraria singolare, caratterizzata dal controllo assoluto che, agli occhi degli investigatori, era finalizzata a favorire alcuni detenuti a fronte di altri, in base al numero di voti che avrebbero potuto esprimere le loro famiglie durante le consultazioni elettorali amministrative a Taranto.
Emergono dettagli, incontri e dialoghi ritenuti interessanti dagli investigatori nelle carte della maxi inchiesta «Pandora», condotta dalla guardia di finanza del comando provinciale di Taranto e che vede tra gli indagati la ex direttrice del penitenziario ionico Stefania Baldassari (accusata di truffa e falso), la dirigente Barbara Panunzio e i due imprenditori Alberto Frangelli e Vincenzo Festinante.
La prima è stata interdetta per un anno, gli altri tre sono finiti agli arresti domiciliari (accusati a vario titolo di corruzione e turbata libertà degli incanti).
Le indagini
L’inchiesta che verte su presunti casi di truffa e corruzione all’interno del carcere di Taranto, ruota oltre che su una gara comunale per la realizzazione di una pasticceria nel penitenziario, anche e soprattutto su presunte ombre della mala locale dietro alla candidatura di Stefania Baldassari a sindaco di Taranto nel 2017.
Secondo la procura distrettuale antimafia, inizialmente titolare del fascicolo, Baldassari avrebbe ottenuto voti grazie alla collaborazione del “clan” riconducibile a Michele Cicala, attivo a Talsano e Tramontone, riservando ai detenuti «segnalati» un trattamento diverso rispetto agli altri, così come riferito anche da funzionari civili dell’amministrazione penitenziaria in fase di indagine e al fine di costruire linee di credito di cui si sarebbe in seguito servita.
Le elezioni del 2022
Dagli atti di indagine della finanza, emerge che, nonostante il coinvolgimento iniziale (poi archiviato) nell’inchiesta del pm antimafia Milto Stefano De Nozza su un presunto concorso esterno in associazione mafiosa, Baldassari continuava ad interessarsi alla politica locale. Dopo essere stata candidata sindaco nel 2017 contro Rinaldo Melucci, nel 2022 ha preferito seguire la campagna elettorale ma senza esporsi in prima persona, bensì individuando il candidato sindaco ideale per assicurarsi almeno due consiglieri comunali eletti in maggioranza o in opposizione, con la promessa di sostenerli anche grazie e soprattutto all’influenza che la stessa aveva la capacità di esercitare sul personale di polizia penitenziaria che si sarebbe detto (come emerge dalle carte) pronto a fare tutto quanto chiesto dalla direttrice. Candidati consiglieri quindi, individuati con la collaborazione di un altro indagato e ricompensati con una somma da 2mila a 3mila euro per la loro candidatura.
Il progetto in carcere
Un altro elemento che emerge da un’informativa della finanza, è l’individuazione dei detenuti da assumere nel progetto di pasticceria sulla base dei voti che erano in grado di portare insieme alle loro famiglie.