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L’Italia non può finire a Salerno

Abbiamo tutti bisogno di guardare alla questione meridionale secondo una prospettiva nuova, perché nel Sud è partita da almeno tre anni una accelerazione forte dal punto di vista dei risultati economici. Il luogo comune del Mezzogiorno come ostacolo dello sviluppo è smentito dai dati dell’economia reale. Istat, Svimez e Banca d’Italia confermano che negli ultimi tre anni il Sud ha partecipato a pieno titolo alla crescita del Paese, dando un contributo essenziale per la produzione di ricchezza e di nuovi posti di lavoro, anzi facendo addirittura meglio del resto delle regioni italiane.

Ma il divario, seppur ridotto, permane, e la strada per cancellarlo completamente è ancora lunga. Basti ricordare che il tasso di occupazione è, nel Mezzogiorno, fermo al 52% contro il 70-74 del Centro-Nord. Come permane il sostanziale spopolamento: c’è una proiezione, pubblicata nell’ultimo rapporto dello Svimez, che fotografa il presente e il futuro del Meridione. Da qui al 2080 il Sud avrà di otto milioni di residenti in meno; negli ultimi venti anni, invece, i residenti in meno sono già stati 1,1 milioni.

L’Italia, dagli anni Cinquanta a oggi, ha sensibilmente modificato le politiche di sostegno all’economia. Abbiamo assistito al progressivo smantellamento della presenza dello Stato che ha colpito il Sud in maniera drammatica. Parlo della fine delle Partecipazioni statali, della Cassa del Mezzogiorno, e, dunque, del ruolo dello Stato nell’economia. Il Pnrr modifica nella sostanza questo stato di cose. Perché lo Stato decide di farsi attore economico e di investire sui punti economicamente deboli delineando azioni che rendano le attività economiche più proficue e, insieme, il più possibile sostenibili. Siamo dunque alla presenza di un vero e proprio cambiamento di paradigma e a delinearne la forma è l’Europa che alla fine interviene proprio dove avevamo lasciato, nella consapevolezza che il sostegno economico è fondamentale per la riduzione delle differenze e dunque del divario in generale. In questo nuovo corso ognuno è chiamato a fare la sua parte e anche noi imprese dobbiamo fare la nostra per essere in grado di cogliere le opportunità e di farlo in maniera coerente con i valori che il Pnrr in termini di sostenibilità ambientale.

In questo quadro il problema infrastrutturale della mobilità è una delle questioni dirimenti sul tavolo. Una questione che da anni è in qualsiasi agenda di qualsiasi governo. Perché l’Italia, da un certo punto di vista, finisce a Salerno, l’ultima tappa dell’alta velocità. È una situazione insostenibile da anni, che evidenzia una nazione a due velocità in tutti i sensi. La quasi totalità delle regioni del Mezzogiorno d’Italia è oggi al centro di un profondo rinnovamento infrastrutturale, un cambio di marcia rispetto al passato alimentato da un lato dalle risorse assicurate dal Pnrr e dall’altro dalla volontà di adeguare finalmente gli standard di trasporto tra il Sud del Paese e il Nord, arrivando a completare i corridoi intermodali che saranno il futuro dei trasporti europei. E non solo, siamo anche davanti alla sfida di rendere smart le nostre città adeguando i nostri standard del trasporto urbano in senso sempre più digitale e dunque sostenibile.

Sono le due sfide del trasporto, quello ferroviario e quello urbano alla base del rinnovamento richiesto dal Pnrr. Nel complesso finiranno al Sud il 48% delle risorse previste dal Pnrr e il 75% di quelle assicurate da fondi nazionali. L’Italia, e il Mezzogiorno con lei, ha l’occasione di diventare sempre più interconnessa. Perché collegare i luoghi comporta necessariamente ricomporre la frattura geografica, e dunque storica ed economica, tra il Nord e il Sud.

Quello che mi auguro e mi aspetto è che l’accelerazione del Meridione sia un’accelerazione importante perché spesso affrontare passaggi critici da una posizione non vantaggiosa, rende l’accelerazione più rilevante. A giovarne sarà l’intero sistema Paese in grado di supportare una mobilità sostenibile e economicamente vantaggiosa.

Carlo Piacenza è ceo di Hitachi Rail Gts Italia e di Hitachi Rail Rcs Italia

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