Il Consiglio dei ministri approva la riforma delle concessioni balneari, fino a qualche ora prima della riunione si era diffusa la notizia che sarebbe saltato. Invece in mezz’ora il vertice di maggioranza tra la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, oltre, ovviamente, al ministro competente Raffaele Fitto, si è riunito e ha licenziato il documento.
La riforma
Tra i punti principali della riforma c’è l’estensione della validità delle attuali concessioni fino al settembre 2027, l’obbligo di avviare le gare entro il giugno 2027, la durata delle nuove concessioni da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni e l’obbligo assunzione per i lavoratori impiegati nella precedente concessione. Non solo, al momento della gara, si prevede un indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario subentrante pari al valore dei beni ammortizzabili. Per tutelare i concessionari al momento delle gare, «tra i criteri di valutazione delle offerte – precisa infine Palazzo Chigi – sara’ considerato anche l’essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare», insomma una sorta di diritto di prelazione. La novità principale inserita nel decreto è una nuova proroga delle concessioni fino a settembre 2027. Ma in caso di “ragioni oggettive” che impediscono il completamento delle procedure di gara si prevede un ulteriore possibile slittamento fino al 31 marzo 2028.
Nelle ore precedenti alla riunione l’opposizione aveva posto il dubbio che la bozza del Ddl, uscita in anteprima alla riunione, fosse un boomerang e che sarebbe stata bocciata dall’Ue che ha imposto la direttiva Bolkstein e non è un caso che ad accompagnare il Ddl la nota stampa del Cdm aggiunge: «Con particolare riferimento alla procedura di infrazione sulle concessioni Balneari la collaborazione tra Roma e Bruxelles ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato e l’opportunità di tutelare le aspettative degli attuali concessionari». Come dire c’è già l’ok della Ue.