Colpa del clima che si riscalda sempre più, ma la Puglia è invasa da pappagallini verdi o meglio da quegli uccelli che da un punto di vista scientifico sono chiamati parrocchetti di monaco. No, non sono presi di mira dai cacciatori, perché non sono commestibili, ma potrebbero esserlo perché sembra sempre più urgente una campagna di contenimento, come pure è accaduto in Puglia. Tra granchio blu e specie aliene nei mari in un clima che diventa sempre più tropicali arrivano i papagallini. In Spagna ne sono invasi. E l’Italia non scherza. La Puglia ne è piena e quei piccoli uccelli verdi creano danni ai mandorleti.
La specie alloctona
Della questione si è interessata anche la Regione Puglia, ormai è chiaro che si tratta di una “specie alloctona”, proprio perché si insedia in un territorio diverso dal suo reale storico, autosostenendosi dal punto di vista riproduttivo nel nuovo habitat e compromettendo gli ecosistemi originari. La Regione Puglia, per la precisione l’assessore al ramo, Pentasuglia ha già le idee chiare e ha avviato un censimento.
Le invasioni pugliesi
Al momento sono presenti a Terlizzi che risulta uno dei territori maggiormente colonizzati dai pappagallini insieme a Molfetta, Bari, Modugno, Bitritto, Bitetto, Torre a Mare, Triggiano, Mola di Bari, Rutigliano e Noicattaro. Sono scaltri, aggressivi, agguerriti. Capaci di adattarsi al nostro clima e alla città, sono aumentati considerevolmente di numero e giocano sul fatto che l’unione fa la forza: agiscono con modalità da gang quando c’è da sfidarsi per un po’ di cibo. E soprattutto sono molto rumorosi e prendono di mira sia le specie autoctone, sia i mandorleti. Si tratta infatti di una specie particolarmente chiassosa e i cui esemplari sono capaci di occupare in gran numero diversi alberi dove costruiscono nidi pesanti anche duecento chili, paragonabili a sorte di condomini per gli uccelli.
Madrid ne è stata invasa e ha sguinzagliato i suoi cacciatori con una campagna di contenimento. Non senza polemiche da parte di associazioni in difesa degli animali, la capitale spagnola dal 2021 è passata all’azione prendendo di mira nidi ed esemplari: il numero degli animali è stato ridotto del 30% e, pochi giorni fa è stata annunciato dal Comune un ritrovato “equilibrio”, tanto che eventuali piani di soppressione non saranno (per ora) più necessari.
Adesso invece nell’Italia che dà la caccia al granchio blu e ai cinghiali, impegnata a combattere contro specie aliene spesso introdotte a causa dell’uomo e la cui esistenza è agevolata dalle nuove temperature, anche in certe zone i parrocchetti monaco stanno creando sempre più problemi. E dopo il censimento della Regione Puglia potrebbe avviasi per loro una campagna (come per i cinghiali) la caccia libera.
Gabriele Zambruno
Non credo che c’entri il “cambiamento climatico”. Tante specie, un tempo presenti solo di passo, ora sono stanziali e molto numerose, vedi il Colombaccio. E nei mammiferi? Cinghiali, cervi, caprioli, tassi, volpi sono ormai numerosissimi, e sono specie nostrane!!
Anonimo
Non credo che c’entri il “cambiamento climatico”. Tante specie, un tempo presenti solo di passo, ora sono stanziali e molto numerose, vedi il Colombaccio. E nei mammiferi? Cinghiali, cervi, caprioli, tassi, volpi sono ormai numerosissimi, e sono specie nostrane!!
Victor
A ridaje con questo pseudo surriscaldamento! Non c’è niente di più falso! Anche i colombacci si stanno incrementando a dismisura considerando che è diventato stanziale quando invece era migratore.. Eppure mica il colombaccio è un uccello tropicale!
Smettetela con questa barzelletta tanti il green deal andrà in pattumiera..