Ha sollevato innumerevoli proteste da parte delle associazioni di categoria l’ipotesi, contenuta nella bozza di decreto nota come “decreto d’agosto”, sulla possibile riforma della tassa di soggiorno. La proposta prevede la possibilità di estendere la tassa a tutti i 7904 comuni italiani che desiderano applicarla, non limitandola più solo ai capoluoghi e ai comuni turistici. Aumenti significativi anche per gli importi: per pernottamenti sotto i 100 euro si pagherebbe fino a 5 euro, per stanze tra 100 e 400 euro fino a 10, per sistemazioni tra 400 e 750 euro fino a 15 euro, e un massimo di 25 euro al giorno per hotel di lusso con tariffe oltre i 750 euro a notte. Un’altra novità riguarda l’utilizzo dei fondi raccolti: gli incassi potrebbero essere destinati non solo al settore turistico ma anche alla gestione dei rifiuti.
Le reazioni
Non c’è solo Federalberghi a essersi scagliata contro l’aumento della tassa di soggiorno, che per l’associazione di rappresentanza degli albergatori «rischia di frenare lo sviluppo del settore turistico», disincentivando i soggiorni dato che «l’imposta di soggiorno, specie per aziende che applicano tariffe non alte, può incidere notevolmente sulla spesa del singolo, di una coppia o di una famiglia per ciascun pernottamento». Anche CNA Turismo e Commercio ritiene opportuno rimodulare l’applicazione della tassa, in particolare per la fascia più bassa di prezzo. A tal proposito propone di limitare a non oltre cinque euro l’importo per le camere dal costo fino a 200 euro. Inoltre, Il gettito della tassa dovrebbe essere imprescindibilmente vincolato ai servizi legati al turismo, a esempio la riqualificazione di luoghi connessi alla mobilità, dalle stazioni ferroviarie agli aeroporti e ai porti.
Le perplessità di Anci
L’associazione nazionale dei Comuni italiani ha espresso preoccupazione sul contenuto della riforma e delle sue possibili conseguenze se non gestite correttamente. «Non siamo contrari a una riforma dell’imposta di soggiorno ma questa bozza di riforma crea molte preoccupazioni e lascia aperte troppe incognite: di gettito, sui controlli, sugli affitti brevi. Così si rischia di creare ancora più problemi ai gestori e ai comuni. Serve un confronto e vanno almeno garantiti i gettiti dei Comuni», ha spiegato il vicepresidente di Anci e sindaco di Mantova, Mattia Palazzi. «Si immagina – ha proseguito il sindaco – un nuovo schema tariffario (dalla persona al prezzo della camera) senza alcun confronto sulle variazioni di gettito che ne possono derivare. Il rafforzamento dei controlli non viene considerato, mentre il nuovo schema rende inservibili i dati sui pernottamenti fin qui utilizzati. Il rischio di perdite di gettito è quindi molto serio e non può essere trascurato, proprio mentre l’incremento dei flussi turistici è sì una fonte di entrata per le aree più attrattive, ma comporta anche molti costi aggiuntivi per i servizi comunali, dai rifiuti, ai trasporti, alla vigilanza urbana. Mi auguro che il governo eviti mosse affrettate».