Era il 21 maggio 1990 ed era anche l’ultima partita allo stadio Arena della Vittoria, in seguito nominato stadio “Della Vittoria”, e il Bari allenato da mister Salvemini disputò la sua ultima partita ufficiale in quel fortino, vincendo la Mitropa Cup, l’unico ad oggi della sua storia ultracentenaria, dinnanzi ai quasi 3600 presenti (qualcuno asserisce di più). A sollevare quel trofeo, quel giorno con la fascia da capitano fu Carlo Perrone, in virtù dell’assenza di Giovanni Loseto e Antonio Di Gennaro, ma soprattutto quel “Carletto” come era soprannominato affettuosamente dai tifosi, segnò il gol vittoria al Genoa di Scoglio che consegnò la Mitropa Cup.
Pillole di storia
La Mitropa Cup cessò di esistere nel 1992, anno in cui fu disputata l’ultima edizione vinta dal Borac Banja Luka (che detiene l’originale, squadra bosniaca) ai danni del Lecce. Oltre al Bari le italiane che si sono aggiudicate questo trofeo sono: Udinese, Torino, Pisa, Bologna, Fiorentina, Milan (con Franco Baresi) e Ascoli.
Re Carletto Perrone
Bari è risaputo è una piazza calda che ama il calcio da sempre, passionale e tra le prime cinque per media spettatori e con una storia che avrebbe meritato e meriterebbe tutt’oggi palcoscenici diversi da quello attuale. A raccontare la sua su quella serata memorabile e quella partita contro il Genoa del compianto prof Scoglio è stato Carletto Perrone, nominato affettuosamente dai baresi re Carletto. Perrone ha detto: «Bari per me rappresenta uno dei momenti più importanti della mia carriera. Ho avuto anche la fortuna di giocare in Coppa Uefa con l’Atalanta ma quello è un altro capitolo. L’emozione provata quel 21 maggio 1990, 34 anni fa, resta indelebile. L’unico trofeo internazionale a oggi ancora presente nella storia biancorossa che ho sollevato da capitano con un mio gol ad un grande Genoa. Quella sera credo tuttora che si siano allineati tutti i pianeti astrali e la finale l’abbiamo conquistata noi. Avevo saputo da qualche giorno che sarebbe stata la mia ultima partita col Bari, quindi avevo tante sensazioni dentro avendo vissuto anni incredibili con compagni fantastici e uomini veri. È stata l’ultima partita per me e i miei compagni al “Della Vittoria” perché poi si sarebbe passati al San Nicola. L’assist-meraviglia del gol fu realizzato da Angelo Terracenere, io arrivai subito e freddai il portiere con un cucchiaio prima che lo facesse il grande Francesco Totti. Ancora a distanza di anni rabbrividisco, soprattutto dall’affetto che fummo ricoperti. La speranza è che si ritrovi la Coppa Mitropa (inizialmente chiamata così) e che un giorno non lontano, il Bari possa vincere altri trofei internazionali perché vorrà dire che ci sarà stata festa sugli spalti e nella grande piazza barese. Al Bari che porto nel cuore auguro per ora di ritrovare la la massima serie».
L’altro ex, Fabio Lupo
Carlo Perrone e Fabio Lupo erano e sono legatissimi, avendo giocato a Campobasso assieme. Ma Lupo a Bari ci ha comprato la sua prima casa e successivamente ci tornò per delle docenze di Scienze Motorie a Foggia. Su quella serata magica ha detto: «Per il gruppo fu il coronamento di 2 stagioni fantastiche con una promozione e una stupenda salvezza in A. La vittoria ci diede un’immensa gioia e grande autostima. Chiudemmo in bellezza il grande ciclo storico dello stadio Della Vittoria. Per me fu la definitiva rinascita dopo due infortuni gravi. Ciò che mi rimane più nel cuore è quella foto in cui splende il sorriso buono di Vincenzo Matarrese con la coppa in mano e noi felici intorno a lui come un nostro secondo padre. Il Genoa nella precedente stagione, in cui arrivammo primi alla pari, era stato un nostro grande rivale ed aveva uno squadrone. Sconfiggerli in finale, in uno scontro diretto, era il segnale che aldilà dei numeri i più forti eravamo noi».