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La Regione Puglia non approva il Defr: ora si teme la scure della Corte dei conti

Per la prima volta nella storia la Regione Puglia non è riuscita ad approvare nei tempi il Documento di economia e finanza: un grave inadempimento che suona come una sonora sfiducia del Consiglio regionale nei confronti della giunta. Un colpo al cuore che affossa l’atto fondamentale in cui è sintetizzata la visione finanziarie e le…

Per la prima volta nella storia la Regione Puglia non è riuscita ad approvare nei tempi il Documento di economia e finanza: un grave inadempimento che suona come una sonora sfiducia del Consiglio regionale nei confronti della giunta. Un colpo al cuore che affossa l’atto fondamentale in cui è sintetizzata la visione finanziarie e le scelte strategiche da qui fino al 2027.

Le conseguenze

Un caso senza precedenti che comporterà conseguenze giuridiche negative come prevede il decreto legislativo numero 118 del 2011 in tema di finanza pubblica. Le Regioni, come recita la norma, sono tenute ad approvare il Defr tassativamente entro la scadenza di fine luglio. Un termine ordinatorio e non perentorio, che va rispettato per tenere fede ai principi di buon andamento amministrativo. Il Defr, infatti, è la sintesi di scelte politiche che si materializzano in destinazione di risorse economiche. Per tutte le regioni un indice di affidabilità, una sorta di rating, da rispettare a tutti i costi. Adesso la seconda bocciatura di seguito apre scenari catastrofici sul piano dei controlli contabili da parte della Corte dei Conti. Non a caso i giudici avevano sollecitato l’approvazione nei tempi stante la parifica del bilancio in programma nel mese di settembre.

La Corte dei conti

Un giudizio che potrebbe essere molto severo considerando la pagella estremamente negativa espressa dalla Corte sulle leggi di spesa varate dal parlamentino pugliese nel corso del 2023. Se a ciò si aggiunge il rinvio del Defr a settembre non sarebbe peregrino ipotizzare una bocciatura anche sulla parifica. Una “mazzata” senza precedenti sulla gestione finanziaria dell’ultimo scorcio di legislatura.

La mancata parifica, infatti, determinerebbe il blocco delle assunzioni ed una sorta di commissariamento su spese ed investimenti che dovrebbero essere sottoposti al vaglio preventivo della Corte dei Conti. Senza contare le ripercussione sul bilancio di previsione 2025 fortemente condizionato dalle poste del Documento di economia e finanzia. Un disastro annunciato, insomma, che si poteva e doveva evitare ad ogni costo.

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